Venerdì 15 marzo si  è svolta a Subiaco  la riunione dei Sindaci e degli operatori nei cui territori insistono le stazioni sciistiche del Lazio. Come concordato nella riunione del 17.01.07 è stato deciso di creare un sodalizio tra tutti i rappresentanti suddetti ;il relativo  statuto verrà elaborato  a cura del Comune di Leonessa e sottoposto in tempi brevi all'approvazione di tutti le componenti .

Pubblichiamo volentieri l'indagine di mercato redatta dall'Arc. Fabio Orlandi e L'Ing. Dino Pignatelli , riguardo la pratica dello sci alpino e Snowboard.
Non può sfuggire l'importanza e l'attendibilità dello studio, soprattutto in relazione alla nostra appassionata battaglia per i nuovi impianti sciistici sul versante nord del Terminillo, assolutamente necessari, lo ripetiamo per l'ennesima volta, per lo sviluppo futuro del nostro Altipiano.

Buona Lettura !!

                                                                                                                                                                                                           Comune di Leonessa

                                                                                                                                                                                                              Comitato Comprensorio Campo Stella

 

Ai Sindaci dei Comuni della regione Lazio nel cui territorio insistono le stazioni invernali.

Agli Operatori che svolgono la propria attività nei paesi pedemontani e nelle stazioni sciistiche del Lazio.

 

La presente indagine di mercato ha sinteticamente fotografato:

A) l’inviluppo delle stazioni invernali del Lazio dovuto essenzialmente ad un’offerta di impianti a fune e piste di sci che non rappresenta più un sistema montano regionale concorrenziale con gli altri sistemi montani di altre Regioni, infatti gli impianti a fune della nostra regione sono per la maggior parte vecchi e obsoleti.

Le piste di sci alpino dal 1998 ad oggi , nella Regione Lazio, sono scese da km. 104,00 a km. 36,65 perdendo oltre il 65% di area sciabile in 7 anni. Al contrario solo l’ Abruzzo nello stesso periodo è salito dai km. 315,65 a km. 621,00 raddoppiando l’area sciabile e offrendo agli utenti impianti moderni e efficienti. Stesso vale per Marche , Molise , Toscana , Emilia Romagna e chiaramente per le Alpi.

B) La forte domanda di mercato generata dai praticanti laziali di sci alpino e snowboard e di conseguenza,    rivolta anche agli impianti di risalita, raggiunge il considerevole numero di 235.000 praticanti. Le conseguenti giornate neve sono pari a 2.740.000 e quanto spendono per usufruire degli impianti a fune, secondo un prezzo del giornaliero medio che è di €  17.00, determina la cifra di affari che  versano i fruitori laziali, ottenendo una considerevole somma di denaro che ammonta a  € 46.500.000.

C) tale consistente somma di denaro purtroppo viene spesa solo per il 15% nelle stazioni sciistiche laziali, si è stimato che quanto rimane complessivamente alle società di gestione degli impianti a fune della nostra regione ammonta a soli € 6.600.000, esportando circa € 40.000.000 fuori regione.

D) Inoltre è da riconoscere che essendo gli impianti a fune fondamentali come “ attrattori “ per la forte domanda di mercato su descritta , si può sicuramente e in maniera inequivocabile stabilire che oltre alla perdita degli impianti si registra anche una conseguente perdita di tutto l’ indotto montano dipendente da tali strutture, quali hotel, alberghi, scuole sci attività commerciali e più in generale i territori e le popolazioni montane del Lazio limitrofe alle stazioni sciistiche. In sintesi la perdita dovuta alle cause sopra evidenziate incide sull’indotto e questa incidenza rappresenta almeno il doppio del mancato introito degli impianti ovvero ammonta circa a € 80.000.000, per cui 120 (40+80) milioni di euro vengono versati fuori Regione;  se consideriamo quanto si è perso negli ultimi 10 anni capiamo il disagio che ormai incombe sulle nostre zone montane a scapito delle esigenze socio economiche delle popolazioni e attività montane della Regione Lazio.

E) Oltre al danno economico su riportato è da evidenziare come ne consegua un danno gravissimo alla sostenibilità sociale del territorio in quanto le possibiltà di lavoro indotto dalle attività di trasporto a fune,vengono valutate, nelle Regioni con marcato sviluppo turistico, pari a 25-30 addetti nei lavori indotti a fronte di un addetto impiegato nelle aziende di trasporto scioviario. 

F) Da una ricerca del CNR e dal Corpo Forestale dello Stato condotta dal 1981 al 2003 nel periodo che va dal 15/ 12 al 15 / 4 di ogni anno nell’ Appennino Centrale le temperature hanno avuto un leggero raffreddamento e l’ altezza media del manto nevoso sostanzialmente non si è modificata, in netta controtendenza i dati delle Alpi e dell’ Appennino settentrionale che dimezzano l’ altezza del manto nevoso e aumentano le temperature.

Nell’ allegato documento  INDAGINE DI MERCATO:

LA PRATICA DELLO SCI ALPINO E  SNOWBOARD , UNA  ECONOMIA CERTA PER LA MONTAGNA DEL LAZIO si evidenzia quanto sinteticamente descritto in questa breve nota.

 L’incontro di oggi deve servire per creare un sodalizio tra i rappresentanti pubblici e privati delle stazioni invernali del Lazio.

Il percorso che tale sodalizio dovrà intraprendere è difficile e complesso, il superamento di veti e vincoli ambientali potrà avvenire solo se verrà emanata dalla Regione Lazio una legge dedicata ai BACINI SCIISTICI, come hanno emanato tutte le Regioni attente e lungimiranti a noi limitrofe.

Solo attraverso una strategia basata sulla forte domanda di mercato generata dai fruitori di sport invernali, sarà possibile riqualificare concretamente le stazioni sciistiche del LAZIO e solo attraverso un processo di  sviluppo condiviso da tutti e a tutto tondo: economico, sociale ed ecologico sarà possibile rilanciare il turismo della neve regionale.

GLI SPORT INVERNALI E L’ AMBIENTE POSSONO CONVIVERE E CREARE CONDIZIONI CONCRETE DI RILANCIO DELLE STAZIONI SCIISTICHE DEL LAZIO.

 

I Relatori

Dott. Arch. Fabio ORLANDI                                                              Dott. Ing. Dino PIGNATELLI