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Valle Fana,
trovato tempio di 2100 anni fa
La regina e
il cavaliere morti 2300 anni fa
Quando
regnavano gli Etruschi
Come
eravamo 2200 anni fa
Trovate
tracce di una popolazione che 2200 anni fa...
Così
ho affrontato i tombaroli a caccia di reperti nella notte
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Valla Fana, trovato tempio di 2100 anni fa
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Localizzato il tempio
della necropoli di Valle Fana di Leonessa risalente a 2100 anni fa.
E' interrato sotto un paio di metri di detriti e argilla e a breve
inizieranno i lavori per riportarlo alla luce insieme alle altre
tombe rimaste ancora sepolte rispetto alle due scoperte nell'ottobre
di due anni fa. Ad annunciare l'eccezionale scoperta è stato
l'antropologo Mario Polia durante una lezione sull'importanza della
cultura storica di Leonessa tenuta ai ragazzi dell'Istituto
Comprensivo nell'ambito di un progetto didattico avviato dallo
stesso Istituto sotto la guida della dirigente Maria Gabriella
Serva.
E Polia ha anche annunciato la scoperta, sui monti di Leonessa, di
tombe risalenti a 3000 anni fa a dimostrazione che questo territorio
è vivo da millenni ed è stato il crocevia di molteplici popolazioni
e civiltà. Alcuni anni fa, del resto, vennero rinvenute anche
testimonianze litiche dell'età della pietra, di circa 5000 anni fa,
come raschiatoi, coltelli e punte di freccia.
L'ubicazione esatta del tempio, ha spiegato Polia, è stata resa
possibile dallo studio di superficie con il georadar, uno strumento
che inviando onde in profondità consente di individuare corpi
nascosti e cavità, come è proprio il caso di edifici in pietra
massiccia e di vuoti tombali. L'esistenza del tempio nella zona di
Valle Fana, secondo l'antropologo, era quasi scontata visto che il
termine latino fanum-fana rimanda con chiarezza alla presenza di
templi o luoghi sacri. Secondo il lessicografo romano Sesto Pompeo
Festo, infatti, il termine deriva da Faunus, arcaica divinità
oracolare latina o dal fatto che il luogo è stato consacrato con la
recitazione di apposite formule, sicché "Fana" sono i siti
consacrati mediante la parola.
La necropoli di Valle Fana di Leonessa, quindi, risale secondo gli
accertamenti degli esperti alla fine della civiltà Etrusca prima
dell'avvio della dominazione Romana. La datazione è stata resa
possibile grazie alla grande quantità di suppellettili e di resti
che sono stati trovati all'interno delle due stanze perfettamente
conservate, anche con il loro splendido intonaco originario,
scoperte nell'ottobre 2002.
E la singolarità ancora più eclatante del sito è che al suo interno
sono stati ritrovati gli scheletri, per nulla rovinati, di una donna
e di un cavaliere con il proprio cavallo. Entrambe le stanze erano
adornate di una ricca quantità di piatti, boccali, bracciali,
anfore, lumini, statuine sia in terra cotta che in ceramica, molto
lavorate. Questi elementi, insieme al fatto che a poca distanza già
in passato erano emersi resti etruschi, porta a pensare che si possa
trattare della fine di questa civiltà, quando quest'ultima era molto
ricca, magari collegata a un popolo sabino indigeno. Tutti i reperti
sono stati catalogati e trasportati nella sede della Soprintendenza
ai beni archeologici del Lazio in attesa di tornare nel museo
archeologico di Leonessa, che è in via di ultimazione, e dove andrà
anche tutto il materiale che emergerà dagli scavi futuri. Nel
frattempo, funziona a pieno regime il museo demoantropologico di
Leonessa diretto dallo stesso Polia.
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Localizzato il tempio
della necropoli di Valle Fana di Leonessa risalente a 2100 anni fa.
E' interrato sotto un paio di metri di detriti e argilla e a breve
inizieranno i lavori per riportarlo alla luce insieme alle altre
tombe rimaste ancora sepolte rispetto alle due scoperte nell'ottobre
di due anni fa. Ad annunciare l'eccezionale scoperta è stato
l'antropologo Mario Polia durante una lezione sull'importanza della
cultura storica di Leonessa tenuta ai ragazzi dell'Istituto
Comprensivo nell'ambito di un progetto didattico avviato dallo
stesso Istituto sotto la guida della dirigente Maria Gabriella
Serva.
E Polia ha anche annunciato la scoperta, sui monti di Leonessa, di
tombe risalenti a 3000 anni fa a dimostrazione che questo territorio
è vivo da millenni ed è stato il crocevia di molteplici popolazioni
e civiltà. Alcuni anni fa, del resto, vennero rinvenute anche
testimonianze litiche dell'età della pietra, di circa 5000 anni fa,
come raschiatoi, coltelli e punte di freccia.
L'ubicazione esatta del tempio, ha spiegato Polia, è stata resa
possibile dallo studio di superficie con il georadar, uno strumento
che inviando onde in profondità consente di individuare corpi
nascosti e cavità, come è proprio il caso di edifici in pietra
massiccia e di vuoti tombali. L'esistenza del tempio nella zona di
Valle Fana, secondo l'antropologo, era quasi scontata visto che il
termine latino fanum-fana rimanda con chiarezza alla presenza di
templi o luoghi sacri. Secondo il lessicografo romano Sesto Pompeo
Festo, infatti, il termine deriva da Faunus, arcaica divinità
oracolare latina o dal fatto che il luogo è stato consacrato con la
recitazione di apposite formule, sicché "Fana" sono i siti
consacrati mediante la parola.
La necropoli di Valle Fana di Leonessa, quindi, risale secondo gli
accertamenti degli esperti alla fine della civiltà Etrusca prima
dell'avvio della dominazione Romana. La datazione è stata resa
possibile grazie alla grande quantità di suppellettili e di resti
che sono stati trovati all'interno delle due stanze perfettamente
conservate, anche con il loro splendido intonaco originario,
scoperte nell'ottobre 2002.
E la singolarità ancora più eclatante del sito è che al suo interno
sono stati ritrovati gli scheletri, per nulla rovinati, di una donna
e di un cavaliere con il proprio cavallo. Entrambe le stanze erano
adornate di una ricca quantità di piatti, boccali, bracciali,
anfore, lumini, statuine sia in terra cotta che in ceramica, molto
lavorate. Questi elementi, insieme al fatto che a poca distanza già
in passato erano emersi resti etruschi, porta a pensare che si possa
trattare della fine di questa civiltà, quando quest'ultima era molto
ricca, magari collegata a un popolo sabino indigeno. Tutti i reperti
sono stati catalogati e trasportati nella sede della Soprintendenza
ai beni archeologici del Lazio in attesa di tornare nel museo
archeologico di Leonessa, che è in via di ultimazione, e dove andrà
anche tutto il materiale che emergerà dagli scavi futuri. Nel
frattempo, funziona a pieno regime il museo demoantropologico di
Leonessa diretto dallo stesso Polia.
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Leonessa. Clamorosa
scoperta archeologica a Villa Gizzi: recuperati preziosi reperti
dell'ultimo periodo etrusco
La regina e il
cavaliere morti 2300 anni fa
Trovate due tombe con ricchi corredi:
venne seppellito anche il cavallo
Eccezionale scoperta
archeologica a Leonessa. Nei pressi della frazione di Villa Gizzi sono
state rinvenute, sotto il peofilo di un esteso campo coltivato, due grandi
tombe risalenti, secondo la prima datazione effettuata, al II-III secolo
avanti Cristo. Si tratterebbe, quindi, della fine della civiltà Etrusca
prima dell'avvio della dominazione Romana. Ma l'accertamento temporale
più preciso è ancora in corso e sarà accurato grazie alla grande
quantità di suppellettili e di resti che sono stati trovati all'interno
delle due stanze perfettamente conservate, anche con il loro splendido
intonaco originario.
E la singolarità ancora più eclatante del sito è che al suo interno
sono stati ritrovati gli scheletri, per nulla rovinati, di una donna e di
un cavaliere con il proprio cavallo. Entrambe le stanze erano adornate di
una ricca quantità di piatti, boccali, bracciali, anfore, lumini,
statuine sia in terra cotta che in ceramica, molto lavorate. Questi
elementi, insieme al fatto che a poca distanza già in passato erano
emersi resti etruschi, porta a pensare che si possa trattare della fine di
questa civiltà, quando quest'ultima era molto ricca. Tutti i reperti sono
stati catalogati e trasportati nella sede della Soprintendenza ai beni
archeologici del Lazio.
«In Soprintendenza - spiega il sindaco Paolo Trancassini - si provvederà
al restauro ed alla sistemazione dei reperti che poi torneranno a Leonessa
e verranno sistemati nel nuovo museo demoantropologico che stiamo
allestendo; da parte di questo Ente e della dottoressa Alvino abbiamo
avuto una grande disponibilità nel trovare i fondi per il restauro e nel
concedere l'autorizzazione agli scavi che abbiamo condotto a spese
nostre».
Ma il grande merito del ritrovamento è di Orazio Gizzi, proprietario del
terreno, e non tanto perché mentre arava il campo ha scoperto
fortuitamente la volta delle tombe, ma soprattutto perché con grande
senso civico e di amore per il territorio e l'archeologia, si è
precipitato in Comune per comunicare la notizia e avviare le operazioni di
scavo, pur sapendo che quel suo terreno gli sarebbe stato requisito. «Ha
dimostrato una grande responsabilità sociale - conclude Trancassini - da
quel momento noi abbiamo fatto l'occupazione d'urgenza e abbiamo
provveduto, come dice la legge, a dare un indennizzo a Gizzi; dopo gli
accordi con la Soprintendenza, abbiamo avviato gli scavi con la
collaborazione dell'archeologo Mario Polia che per scongiurare il rischio
di trafugamenti, ha stazionato giorno e notte con una roulotte nei pressi
del buco di accesso alle tombe, anche perché l'ingresso vero e proprio
non è stato ancora trovato. Le ricerche continuano e sicuramente daranno
molte altre sorprese, non si può escludere un'intera necropoli o
addirittura un mega insediamento cittadino completo». Il sito
archeologico è controllato giorno e notte da carabinieri e vigili urbani.
Quando
regnavano gli Etruschi
Magnifica carrellata di siti
archeologici che attende di essere valorizzata
«Se trovate un sito del genere non abbiate
paura di dirlo e di perdere il terreno; per il proprietario del campo c'è
un premio dello Stato proporzionale al valore dell'insediamento
archeologico e un indennizzo consistente». L'esortazione arriva dal
sindaco Paolo Trancassini che si dice convinto che la zona di Leonessa è
ricca di resti archeologici. Del resto, altri ritrovamenti in passato sono
stati effettuati a testimoniare la presenza di popoli precedenti alla
nascita di Cristo. Poco a nord di Villa Gizzi, a Monteleone di Spoleto,
nel 1902 venne ritrovata una biga di arte ionico-arcaica in bronzo che
attualmente è esposta al Metropolitan Museum di New-York. A Villa San
Silvestro, poco distante da Terzone, c'è un capitolium romano del III
secolo avanti Cristo. Nella zona di Ocre, poco distante da Villa Gizzi, ci
sono delle tombe non databili con certezza, mentre un dischetto bronzeo e
un peso di terracotta suggeriscono l'ipotesi di un insediamento
protoitalico. Circa due anni fa, lungo le sponde del Fosso della Molitta,
a valle della stessa frazione, una frana portò alla luce i resti di un
fabbricato molto diroccato con pezzate di metalli lavorati
artigianalmente. Gli scavi, però, non riuscirono ad accertare l'origine e
a stabilire la datazione, probabilmente risalente all'età Romana. Reperti
di età neolitica, punte di frecce e raschiatoi in selce e in pietra rossa
locale, sono stati rinvenuti lungo il Fosso del Vallaro, all'altezza della
frazione di Villa Lucci. Tutto ciò dimostra la presenza dell'uomo
sull'altopiano già da qualche millennio. In ogni caso, che il territorio
leonessano sia stato luogo di transito per norditalici e protovillanoviani
del secoli IX-VIII a.C. in marcia verso il mezzogiorno, è ipotesi
largamente accreditata
LE TOMBE SCOPERTE A
LEONESSA, L'ARCHEOLOGO: «UN RITROVAMENTO ECCEZIONALE»
Come eravamo 2200
anni fa
Il ritrovamento a Leonessa
delle tombe ha del clamoroso e "costringerà" gli studiosi a
rimettersi al lavoro e a riscrivere la storia degli insediamenti umani non
solo nel Reatino, ma in tutta l'Italia centrale. Secondo le ricerche del
direttore del museo demoantropologico di Leonessa, l'archeologo Mario
Polia (che ha personalmente difeso il sito dai tombaroli), nella zona
degli scavi sorgeva una città molto ricca, tesi confermata dai resti che
testimoniano di un tenore di vita alto per l'epoca. La ricostruzione
effettuata sui reperti ha portato alla conclusione che la realizzazione
delle tombe risale a un periodo tra il II e il III secondo avanti Cristo.
Tombe appartenute a popolazioni miste, di ceppo umbro-sabino con influenze
etrusche.
Trovate
tracce di una popolazione che riuniva gli umbro
sabini agli etruschi. Chiarito il mistero del cavallo sepolto
«Tombe di questo tipo non
erano mai state ritrovate, sono uniche nel loro genere e questo rende la
scoperta di Leonessa ancora più importante ed eclatante a livello storico
e archeologico». L'archeologo e direttore del museo demoantropologico di
Leonessa, Mario Polia, è entusiasta: non ha dubbi sul fatto che questo
nuovo sito permetterà di riscrivere la storia di queste zone e
dell'intera Italia centrale.
Eccoci a pochi passi dagli scavi: si tratta di tombe a camera, con volte a
botte di pietra calcarea locale, larghe due metri, lunghe tre metri e
mezzo e interrate sotto il suolo di circa 2 metri; i muri interni sono
intonacati, mentre verso l'esterno sono protetti da altri muri perimetrali
contro il franamento del terreno. «E' una struttura unica nel suo genere,
doveva appartenere ad una città molto ricca - spiega Polia - dove vi era
abbondanza di manodopera e dove vivevano genti agiate e in grado di farsi
costruire magnifiche tombe, adorne di suppellettili e di resti sacrificali
come dimostrano i resti del cavallo ritrovati intatti in una di esse. Il
cavallo, infatti, per quei tempi, era un animale che pochi si potevano
permettere ed il significato sacrificale sta nel fatto che il suo spirito
doveva servire nell'aldilà per muoversi meglio nel mondo dei morti».
La prima datazione effettuata riporta le due tombe ed i reperti al II
secolo avanti Cristo. «Credo proprio di sì - continua l'archeologo -
tutti gli indizi fanno pensare al quel periodo storico. Come si fa a
stabilirlo? Dallo studio dei resti e soprattutto dalle analisi con il
radiocarbonio; in prima analisi, inoltre, ci ha aiutato il ritrovamento di
una lucerna che portava impresso il timbro del vasaio».
La molteplicità del vasellame rinvenuta nelle tombe è un altro elemento
che indica le condizioni di ricchezza e di prelibatezza delle genti di
quel tempo. «Abbiamo trovato suppellettili di ceramica e di terracotta
quali vasi, piatti, statuette ed uno specchio di bronzo. Molto
interessanti, in particolare, quattro statuette in argilla con immagini di
donna e di cavallo forse riconducibili ad una divinità che ha a che fare
con i cavalli tipo la romana-celtica Epona».
Ma a quale popolo sono appartenute queste tombe? «Leonessa è sempre
stato un posto di confine e di transito - conclude Polia - probabilmente
si tratta di genti locali miste, umbro-sabine con influssi etruschi,
appartenute ad un'acropoli che potrebbe essere la frazione di Ocre o più
probabilmente ad un insediamento che attende ancora di essere scoperto.
Finalmente, comunque, si sta confermando la nostra idea che Leonessa è più
antica degli Angioini: a cominciare dalle punte di lancia di quattromila
anni e forse anche prima, a tombe dell'età del ferro in montagna».
Leonessa. Il racconto
dell'archeologo
Così ho
affrontato i tombaroli a caccia di reperti nella notte
Per notti e notti ha
fatto la guardia a quegli scheletri (regali, ma pur sempre scheletri), e
senza mai un brivido di paura. Mario Polia il fisico, per averlo, ce l'ha:
immaginate un marcantonio come il cantautore Francesco Guccini, barba
compresa. In più c'è anche l'esperienza accumulata durante il lungo
periodo di insegnamento in Perù e durante anche gli anni di vita in
montagna senza - tutt'ora - far raccogliere ad altri la legna per il fuoco
e senza affidare ad altri il governo delle bestie della sua fattoria.
Però quelle notti sui monti di Leonessa nel ruolo di scaccia-tombaroli
non saranno state uno scherzo?
«Macché - dice l'archeologo demoantropologo cinquantenne che vive parte
dell'anno ad Ocre, frazione di Leonessa - c'era da fare la guardia e io
l'ho fatta, tutto qui».
Va bene che l'amore per il proprio lavoro è forte, ma non è da tutti
passare le notti in una roulotte della Protezione civile piazzata in una
zona a dir poco isolata con tre scheletri di 2300 anni fa sotto i piedi e
i tombaroli in agguato come un branco di lupi.
«Non esageriamo - continua Polia - è vero che la compagnia non era
molto loquace, ma di fatto già la presenza 24 ore su 24 di una persona
sul sito rappresenta un buon deterrente».
Nonostante questo...
«Nonostante questo una notte, quando avevo appena spento la lampada, ho
sentito due auto arrivare con il motore al minimo. E i fari spenti. Ho
lasciato che si avvicinassero anche se era chiaro che non si trattava di
persone di passaggio a quell'ora e in quella zona...: e poi ho acceso le
luci della roulotte e sono uscito con una potente torcia elettrica. Beh,
quelle due auto sono subito ripartite a tutta velocità».
Complimenti.
«Solo dovere. Questo sito con reperti di 2200 anni fa merita ogni
attenzione e infatti adesso ci sono carabinieri e vigili urbani che non lo
perdono d'occhio un istante. Abbiamo trovato testimonianze di immenso
valore storico che permettono tra l'altro di retrodatare la storia di
Leonessa ben oltre il periodo angioino (1200, ndr). Senza contare le tombe
dell'età del ferro che riportano ancora più indietro l'insediamento
dell'uomo in queste vallate».
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