Li frittelli Da Vallimpuni La Festa di Sant’Antonio e Li Frittelli de Carnevale
Allora il carnevale “entrava” il giorno 17 Gennaio, festa di Sant’Antonio abate protettore degli animali. In tale giorno , dopo la messa, tutti gli uomini del paese uscivano dalla chiesa dieci minuti prima del Parroco e andavano a portare in piazza le bestie della stalla per la benedizione. Per tempo, in prima mattinata, tutti questi uomini avevano già strigliato ben bene e messo le coccarde e i finimenti colorati ed ora tutte le bestie in piazza facevano bella figura di se e la facevano fare anche al padrone che ci teneva tanto. Intanto prima dell’inizio della messa i ragazzi avevano acceso il fuoco di Sant’Antonio davanti alla chiesa. Ricordo che nella piazza di Vallimpuni ogni famiglia faceva stare le bestie ogni anno nello stesso posto per la benedizione e così vacche , cavalli , asini , pecore e capre stavano quasi ammutolite e tranquille ad aspettare che Don Bernardo con l’aspersorio e la preghiera di rito le benedicesse. Vicino al forno dei Torquati c’erano le bestie di Rocchetto e subito dopo quelle di nonno Angilucciu. Davanti alla casa di Fernanda si posizionavano le bestie de Giulione e quelle di Giuseppe de la Schiozza seguite, proprio davanti alla casa di Quarto, da quelle di Vincenzone e di Antuniucciu. Poco oltre le bestie di Amedeo che teneva per le frocette la vacca più stizzosa e Michele con le sue tante pecore, e poi le bestie di zio Augusto e di Giovanni e la somara di Pippinella e Arcangeletto. Con un semplice rito Don Bernardo benediceva tutti gli animali e le persone rispondevano.- Amen . Tutte le donne con la testa rigorosamente protetta dal velo prendevano un tizzone dal fuoco ormai quasi spento e ognuna andava a con questo a segnare una croce sulla groppa delle sue bestie. Tutti gli uomini, con il cappello in mano, ognuno vicino ai suoi animali si facevano un segno di croce e poi, uno alla volta, riconducevano le proprie bestie nelle stalle aiutato da noi monelli. Le domeniche successive erano dette di Carnevale fino a quella precedente il Mercoledì delle ceneri e in queste domeniche si andava a trovare (a far visita) ai parenti e ai compari tanto che esisteva “la Domenica de li Parenti” e “la Domentica de li Compari”. E per queste occasioni le mamme preparavano “Li Frittelli de Carnevale” che mettevano a lievitare vicino alla stufa e poi , una volta “recrisciuti” li friggevano nell’olio bollente. Nello stesso periodo le mamme preparavano anche le Frappe che rivestivano una importanza minore ed erano, seppur buonissime, meno ricercate dei Frittelli. Durante il periodo carnevalesco quasi sempre trovavi nelle case di Vallimpuni sopra il tavolo della cucina un piatto di Frittelli e più spesso di Frappe che venivano offerte. Ad esempio in occasione del passaggio “de li Mascari “ , che altro non erano che le mascherate a cui partecipavano tutti gli uomini adulti del paese, si offrivano le frappe ed un bicchier di vino oltre, ovviamente, a quanto era dovuto al Romito che infilava nel suo canestro: uova, salsicce , guanciale “ la barbozza” e qualche pezzo da mille lire offerte dalla padrona di casa su precedenti istruzioni ricevute dal marito che, comunqu, controllava quanto si dava anche se mascherato. Ricordo il sapore di quei Frittelli che poi mamma ha sempre fatto per Carnevale finchè il buon Dio non l’ha chiamata a se. Quando ero studente a Terni e tornavo a casa nelle Domeniche di Carnevale ripartivo poi sempre con una grossa scatola di cartone piena di Frittelli dei quali ero gelosissimo e che poi mangiavo nei giorni seguenti e mi duravano fino a 15..20 giorni senza indurirsi e rovinarsi. Mamma ti devo sempre ringraziare perché tu non trascuravi niente, e sapevi mantenere e trasmettere, anche in queste piccole cose, le tradizioni e i costumi di sempre che ora stanno purtroppo scomparendo. Posso dire che ora a Vallimpuni solo una mamma fa ancora quei Frittelli e mantiene in vita ancora tante tradizioni . Come non dirle Grazie e augurarle lunga vita e tanta salute.Io quei Fritteli li ho assaggiati e li ho trovati uguali a quelli di mia madre. CE.NA |