CHI SIAMO
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Questa Confraternita era esistente già nel 1363; all’inizio aveva sede nella Chiesa di Santa Croce una Chiesa ora rinserrata tra le fondazioni dell’attuale San Francesco – che attualmente si sta riportando alla luce – in essa sono visibili gli affreschi risalenti al 1370 / 1420 in cui sono rappresentati oltre che lo stemma della Confraternita formato da una croce rossa su tre monti con i chiodi e i flagelli appesi sull’asse trasversale anche i confratelli che si flagellano e leggono le laudi, adiacente alla Chiesa vi era l’oratorio della Confraternita in cui si svolgevano tutti qui riti propri della stessa confraternita quali l’ascolto della Parola, la Flagellazione e l’adorazione del Crocifisso. Nel 1399 il passaggio dei Bianchi a Leonessa, che raggiungevano l’Aquila e poi Roma per il Giubileo del 1400 , aveva dato un nuovo vigore alla Confraternita che forse in quella occasione decise di fondersi con “Compagnia di San Matteo”, proveniente dalla piccola Chiesa di San Matteo nel Rione La Ripa. La modesta ampiezza della chiesa e dell’oratorio ben presto si dimostrarono inadeguati a contenere un gran numero di confratelli, così ne venne costruito uno nuovo a fianco della Cappella del Presepio nella Chiesa di San Francesco, che permetteva l’utilizzo della Cappella del Presepio quale chiesa della Confraternita, correva l’anno 1501. La chiesa di Santa Croce e il vecchio Oratorio vennero così destinati al altri scopi, una parte fu destinata a Granaio deposito del Monte Frumentario e gran parte fu utilizzata per le sepolture fino all’editto di Saint Cloud ( Décret Impérial sur les Sépoltures) emanato da Napoleone Bonaparte il 12 giugno del 1804 il quale stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali. Si voleva così evitare discriminazioni tra i morti. Nel 1469 i francescani conventuali fondarono il primo Monte di Pietà ( Beato Domenico da Leonessa)e la Confraternita ne prese parte attiva nella gestione. Dopo il 1500 venne fondato un Monte Frumentario sempre ad opera dei conventuali francescani che affidarono alla Confraternita di Santa Croce; questo Monte Frumentario fu attivo fino alla seconda metà del secolo XIX. Con il passare degli anni la Confraternita di Santa Croce si ingrandì a dismisura, ad essa si iscrissero tutte le famiglie nobili o benestanti che avevano dato il nome ai vari agglomerati urbani che poi in seguito divennero Frazioni del piano di sotto. Dapprima la Confraternita operò nella chiesa di Santa Croce che poi rinserrata nelle mura di fondazione dell’attuale Chiesa di San Francesco, e poi nella Chiesa stessa di San Francesco, si pose al servizio dei poveri e degli umili ( e in quel tempo erano tanti), fondò un Ospedale per curare gratuitamente i bisognosi che operò fino alla metà del secolo XIX, ed è tuttora visibile in quanto lo stabile si trovava proprio di fronte alla Chiesa di San Francesco ed andava dall’attuale via G. Battista Ciucci fino alla Casa Parrocchiale di San Salvatore in Via Mastrozzi. Nella facciata di via Mastrozzi è ancora visibile lo stemma della Confraternita di Santa Croce scolpito in pietra rossa locale formato da una croce su tre monti e sul braccio orizzontale due flagelli. Nella seconda metà del 1400 forse, fu proprio la Confraternita di Santa Croce ad esaudire un desiderio dei Conventuali francescani quello di realizzare un grandioso presepio, trovando finanziamento dalle numerose famiglie nobili o benestanti che erano iscritte alla Confraternita. Il presepio che tuttora esiste ed è completo di tutte le figure, nel 1943 venne salvato dalla Confraternita di santa Croce e da tutte le donne di Leonessa che si opposero alle autorità che volevano portarlo all’esposizione della Biennale di Venezia. Nel 1746 finanziò il rifacimento della Cappella del SS. Crocifisso affidando l’incarico al noto e valente architetto reatino Giuseppe Viscardi . Nel 1803 dopo le famose leggi napoleoniche che soppressero i conventi la chiesa di San Francesco stava per essere assorbita a demanio dello Stato e chiusa al culto, l’intervento della Confraternita di Santa Croce fu decisivo in quanto il Regno di Napoli ne autorizzò la riapertura al culto e affidò alla Confraternita stessa la gestione e la manutenzione dello stabile, in pratica la Confraternita si sostituì ai conventuali che erano stati allontanati. Nel 1808 la Confraternita intervenne di nuovo per salvare la chiesa di San Francesco dalla demolizione in quanto il tetto era in condizioni di fatiscenza e pericoloso e il Ministero per il Culto del Regno di Napoli non aveva fondi per la riparazione, con una serie di lavori riuscì a riaprirla al culto. La Confraternita di Santa Croce come tutte le Confraternite hanno avuto un ruolo enorme nella diffusione letteraria, latina e volgare. Solo una parte dei confratelli sapeva leggere e scrivere, la lettura comune di testi da parte dei Priori e dei maestri delle cerimonie durante le riunioni regolari delle Confraternite, durante l’ufficio della Settimana Santa ecc. Ha potuto avvicinare gli analfabeti ai testi latini, ma soprattutto ai testi volgari svolgendo così anche un opera sociale oltre che religiosa. Per questo i francescani conventuali le vedevano di buon occhio e si fidavano incondizionatamente del loro operato. Numerose sono rimaste le tradizioni religiose legate ai riti dei francescani conventuali, tra questi è doveroso ricordare “ CORDA PIA” che si celebra tutt’ora nella Cappella del SS. Crocifisso in San Francesco tutti i venerdì di marzo a ricordo della Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo;Il Canto dell’Ufficio nella Settimana Santa e l’Antichissima Processione del venerdì Santo.
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