Fondazione di Leonessa |
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E' opinione
prevalente che Leonessa, indicata nei documenti medievali sotto
vari nomi: Conexa, Connessa, Gobissa, Gonessa, Gonexa, Gonissa,
Laconexa, Lagonissa, Leonissa, Ligonissa e Lionessa, abbia avuto origine
dalla riunione degli abitanti di molti villaggi, distrutti o no, intorno
al Castello di Ripa. I quali abitanti, forse, intesero in tal modo di
premunirsi, e meglio difendersi, dalle incursioni che, fra quei monti,
presso i confini del Ducato di Spoleto, poi Stato Pontificio, e del
regno di Napoli, si verificavano ad opera delle milizie di questi Stati.
Ciò avvenne, secondo scrittori e cronisti, intorno alla metà del
sec.XIII. La nuova Terra così sorta, venne divisa in sei Sesti o
rioni, che furono: Corno,con Vallonina e Ripa; Forcamelone, Poggio,
Croce, Torre, Terzone. Tra questi Sesti s'incorporarono quelle
ville, al dir dei cronisti, quasi cento, che non erano state abbandonate
dei loro abitanti. L'incorporazione di queste, non ancora completa sotto
Carlo d'Angiò, si crede, lo fosse nel 1322 al tempo di Carlo duca di
Calabria e vicario generale del regno di Napoli. Si formò così una
specie di stato federativo di cui si può avere esempio nell'atto di
aggregazione del castello di Fuscello, avvenuta nel 1358. Non si
conoscono le norme che regolarono la primitiva unione dei castelli e
delle ville nel sec. XIII. Peraltro, dai numerosi documenti già
conservati nell'Archivio comunale di Leonessa ora in quello di Stato a
Napoli, si trae la certezza che la nuova città dal sec. XIII sino
all'anno 1539, non fu feudo di alcuno, ma città demaniale, cioè
soggetta soltano alla potestà regia. E' certo pure che già innanzi al
1300 si era costituita l'Università col nome di Conexa o Gonexa, la
quale poi, come risulta dai documenti di cui si è detto sopra,
ricevette privilegi e grazie dagli Angioini nel sec. XIV. Ladislao re di
Napoli, con suo diploma del 14 febbraio 1406, in seguito alle suppliche
della Università di Leonessa, ordinò al Regio Capitano della Montagna
d'Abruzzo di esaminare e approvare, se del caso, gli statuti
formati dal Notaro Ciuffuto de Ciuffuti di Ascoli, regio vicario di
Leonessa, e da questa Università precedentemente approvati: in
publico et generali consilio, il 13 gennaio 1379. E il regio
Capitano della Montagna approvò e conferì gli statuti, in seguito
all'ordine reale, con istrumento datato da Montereale il 22 luglio 1406. Malauguratamente questo istrumento non è accompagnato dall'intero testo statutario, ma soltanto da una specie d'introduzione e dalle formule iniziali e finali consuete a tali documenti. Diciamo malauguratamente perchè il codice che conteneva tali statuti andò più tardi perduto, e di esso non si ha alcuna copia. Di ciò il Gran Consiglio di Leonessa espresse replicate volte il proprio rammarico. Tuttavia, il libro di questi statuti doveva ancora esistere al tempo di Alfonso re di Napoli, perchè il 2 ottobre 1442 ne confermò il testo; come lo confermarono poi Ferrante (Ferdinando) I d'Aragona il 30 settembre 1464 e Carlo V il 16 maggio 1531 e il 31 dicembre 1535, che fu l'ultima conferma regia in quanto lo stesso Carlo V, il 17 marzo 1539, dette Leonessa in feudo a Margherita d'Austria sua figlia naturale che andò sposa a Ottavio Farnese. E pure Margherita d'Austria, con i Capitoli e le Grazie chieste e accordate al Leonessani il 27 giugno 1539, confermava statuti, decreti, ordini, et capitoli et reformationi tanto facte quanto da farse. Però Margherita, ritornata nel 1569 dai Paesi Bassi e rivisitato il suo stato abruzzese due anni dopo, il I° dicembre 1571, emanava in forma definitiva i suoi nuovi Ordini per li stati d'Abruzzo che avevano perciò vigore di legge anche per Leonessa. Quale relazione esista tra gli statuti pubblicati nel 1621 e gli antichi del 1379 successivamente riformati; e quanta e quale parte di questi e degli stessi ordini di Margherita d'Austria |
sia
contenuta o riviva nel testo del 1621 non è possibile stabilire a causa
della detta perdita dei testi originali di confronto. Vero è che il
Gran Consiglio di Leonessa si preoccupò tra la fine del sec. XVI e il
principio del XVII della condizione precaria delle carte dell'Archivio
Comunale, tenute sino allora in una cassa chiusa da sette chiavi; e ne
dispose un nuovo ordinamento destinandone parte alla stampa, che di
fatto avvenne nel 1621; e parte, con deliberazione 29 dicembre 1606,
affidò perchè fosse trscritta, a G. Battista de Ciuccio, il quale
compì il lavoro in tre manoscritti detti comunemente i libri del
Ciucci. Ma né in questi libri, né in altro luogo, si trova copia dello
statuto del 1379 perduto. Dal prezioso volumetto del 1621, di cui la
Biblioteca possiede forse l'unico esemplare esistente, si possono
ricavare soltanto tre insegnamenti. Primo, che il volumetto contiene,
senza indicarne l'epoca della compilazione, esclusivamente norme per i
danni dati e per la procedura civile, mancando quelle per le cause
criminali che certamente dovettero essere nel testo del 1379. Secondo,
essendo queste norme scritte in lingua latina che generalmente nel
Seicento non si usava più per gli atti ufficiali pubblici, può
supporsi esser questo testo parte di uno ben più antico. Terzo, che in
detto anno 1621, con l'autorizzazione del re, Filippo III di Spagna e
del feudatario Ranuccio Farnese, il Consiglio dell'Università fatto
redigere in buona forma, da esperti giuristi, il testo degli statuti, ne
decretava la stampa, che fu curata dal Cancelliere Consalvo Diotiguardi.
Ciò si fece non solo per preservare l'originale manoscritto dal logorio
delle necessaie e continue consultazioni, ma anche perchè delle norme
sene serbasse memoria da tutti. Leonessa, che già apparteneva
all'Abruzzo, è ora divenuta Comune della provincia di Rieti e quindi
entra nella regione del Lazio. Si veda oltre le opere De Rensis op.
cit. dove possono leggersi i nomi delle ville che concorsero alla
edificazione di Leonessa e le Pergamene di Leonessa depositate nel
Regio Archivio di Stato di Napoli, op. cit. dove è in sunto,
una esposizione, della costituzione e del governo di Leonessa città
demaniale feudale, anche Dell'origine e fondazione di Leonessa e sue
ville. Manoscritto anonimo secentista ritrovato e dato alla luce da
Francesco Costantini e Pietropaolo Labella, Rieti, tip. Pietrongari,
1900. In questo volumetto sono indicati con maggior precisione i
nomi delle ville che concorsero all'edificazione di Leonessa: Ville
della Grotta, Villa di Corno, Vallonina, Ripa, Forcamelone, Belfiore,
Torre Ornata, Pianezza, Ocre, Vissa, Terzone, Corumano, Colfiorito,
Radetto, Abaniano, Attiale, Chiavano, Rivastagnano, Chiavanello, S.
Silvestro, Croce, Forcella, Corvatello, Colle S. Venenziano, S. Angelo,
S. Lorenzo, Vallempuni, Vallicelle, Colle Gatticello, Sognia, Volciano,
Poggio, Carpineto, Campli. Nello stesso volumetto si può leggere
quale fu la ripartizione delle ville secondo i sei Sesti cui fu
diviso il territorio leonessano.
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