Arrivò un pomeriggio con un 45 Giri nero ed
arancione.
Lato A: Emozioni.
Lato B: Anna.
Tutti intorno al giradischi.
1970.
Facilissimo, per un ragazzino di 11 anni,
“innamorarsi” di Aldina, Rita, Andreina.
Facilissimo “innamorarsi” di Lucio.
Sempre elegantissimo, con la sua vespa
azzurro mare ( durò poco, credo a causa di rimediato spavento).
C’era via Prisciano 1, ci sarà sempre il nostro Casale.
I giubbotti a tasche invertite, le Adidas
Rome, il racconto del viaggio a Londra, il patchouli.
Mi ritrovavo spesso, grazie a lui, camicie e magliette
inimmaginabili.
La musica dal cubo rosso, le serenate, il
Piper.
Bellissima ed abbronzatissima, bandana in
testa, arrivò Lucia.
In tre, ad imbiancare la stanza al secondo piano.
La Roma.
Verde Rocca.
A volte i ricordi sono solo delle illusorie
impalcature che usiamo per tentare di sorreggere affetti inevitabilmente
consumati dal tempo e da una triste, spesso volontaria indifferenza.
E la morte funge quasi sempre da inesorabile
evidenziatore, sottolineandoci drammaticamente la realtà.
Ma io che una bella fetta della mia vita
fosse Lucio l’ho sempre saputo e non l’ho mai dimenticato.
Nati lo stesso giorno.
Lucio mi ha dato tanto.
Io, in fondo, meno di zero.
Lucio mi ha insegnato quanto
straordinariamente preziosa ed importante possa essere la normalità.
Normalità: non superficialità.
Sempre il massimo dell’attenzione, sempre sul pezzo.
Sapeva ascoltare.
Per lui sarò sempre Ianni.
Me lo gridava e me lo griderà ogni volta che
al Casale le mie finestre saranno aperte.
Lucio mio, adesso sono un pò più vecchio ed
un po’ più stanco.
Un po’ più solo.
Ti cercherò, ogni volta che potrò.
Mi sorriderai come solo tu sai fare.
Bocca chiusa, occhi spalancati, nel viso
l’indimenticabile, divertito stupore.
E mi griderai, sotto le mie finestre…
“Iaanniii !!!...Che sfiga…”.
G.B.