L'esempio di Leonessa ha fatto scuola.
Con un comunicato fresco fresco Rieti Virtuosa, il movimento
politico-culturale che opera da quattro anni a Rieti e in
Sabina fuori dagli schemi partitocratici tradizionali, ha
raccolto lo stimolo dei leonessani e ha deciso di iniziare
una raccolta di firme nella città di Rieti per sostenere una
delibera di iniziativa popolare da sottoporre alla
approvazione del consiglio comunale della città capoluogo
della Sabina.
Si tratta di un fatto politico di
grande rilievo per più motivi. In primo luogo si tratta
della città che dal 1927 fino ad oggi ha rivestito la
funzione di capoluogo di provincia e con i suoi circa
cinquantamila abitanti rappresenta un terzo dei cittadini di
tutta la Sabina reatina che, a seguito del malgoverno
regionale degli ultimi 45 anni, hanno molti buoni motivi per
chiedere il ritorno nel territorio della ex Provincia Umbra
nella quale furono collocati al raggiungimento della Unità
nazionale nel 1861.
Ma c'è dell'altro, e molto più
importante, perché riguarda il comportamento della classe
politica locale rispetto ai problemi del territorio che sono
chiamati ad amministrare dalla popolazione.
Fino all'era di tangentopoli, cioè
fino al 1994, il consiglio comunale con alti e bassi è
sempre stato all'altezza dei compiti che la costituzione
affida agli eletti negli enti locali, così come lo sono
stati quelli eletti nel consiglio provinciale.
Da quel momento è cominciato un
processo di degenerazione della politica italiana che,
iniziato con il favore del popolo a causa delle malefatte
venute fuori con tangentopoli, è stato incapace di generare
un rinnovamento di uomini e di metodi, ma ha generato la
nascita di una nuova classe dirigente svincolata da
qualsiasi interesse collettivo e tutta protesa a favorire
interessi di parte svincolati da qualsiasi indirizzo
ideologico e morale. I partiti tradizionali sono stati
sostituiti da gruppi di potere personale che, sciolti da
qualsiasi controllo dei cittadini, decidono nelle segrete
stanze chi debbono essere o no i nostri rappresentanti,
lasciando a noi una parvenza di democrazia, come ad esempio
le cosiddette primarie, che sono una sceneggiata senza
nessun contenuto reale se non quello di ammantare le loro
scelte con lo spolverino di uno pseudo consenso popolare.
Questa situazione ha generato nei
nostri consiglieri comunali, un tempo controllati almeno
dagli iscritti dei partiti che li selezionavano con i loro
voti di preferenza, una particellizzazione di gruppi
consiliari che rispondono solo a se stessi e che si
attaccano una etichetta o un'altra con disinvoltura e senza
sapere quale significato reale abbia, solo per mantenersi a
galla e riuscire a carpire qualche vantaggio.
Tutti poi non contano quasi niente,
sia perché la legge non consente loro un reale controllo
dell'operato del Sindaco e della Giunta e sia perché sono
continuamente ricattati dai burattinai che li mantengono in
“politica”, magari con benefici materiali attraverso
incarichi e prebende.
Fare il consigliere comunale o
l'assessore in questa situazione è una vera umiliazione
della propria personalità e ovviamente favorisce la fuga
dall'impegno amministrativo dei migliori che si guardano
bene dal fare i servi sciocchi di spregiudicati pupari,
spesso incolti nel senso più pacchiano del termine.
L'iniziativa di Rieti Virtuosa di far
approvare da costoro una delibera per far uscire la città di
Rieti dal Lazio e farla ritornare nella madre Umbria è
veramente un atto temerario, ma contiene in se un messaggio
da ultima spiaggia che tutti coloro che hanno ancora un po'
di dignità non dovrebbero farsi sfuggire.
Il consigliere comunale rappresenta il
popolo e non se stesso o gli interessi del gruppo dal quale
è protetto e al quale appartiene. E' questo uno dei cardini
dell'esercizio dei poteri previsto dalla costituzione. Se
cade questo principio, il consigliere comunale diventa un
Pupo del teatro siciliano manovrato a piacere dal Puparo di
turno. E questo è purtroppo quello che si evidenzia oggi
senza tema di smentita.
Rieti Virtuosa indica a tutti costoro
una via di riscatto. Anzi nel comunicato, che leggerete nel
testo integrale pubblicato qui sotto, invita apertamente
tutti i consiglieri comunali a unirsi nella raccolta delle
firme per dimostrare che non sono gente morta, ma carne viva
capace di un sussulto di dignità.
Torneremo con Mondo Sabino
sull'argomento con altri interventi, anche e soprattutto nel
merito perché riteniamo questa occasione “La madre di tutte
le battaglie” perché l'inserimento della Sabina o di parte
di essa nella ipotizzata macroregione Adriatica o
nell'orbita dell'Area Metropolitana di Roma affosserebbe
definitivamente quel che resta ancora di positivo
accentuando una marginalizzazione che francamente non
meritiamo.
(Articolo di Gianfranco Parisi -
"Mondo Sabino" - 7 Gennaio 2016)