Sgarbi: "Amatrice, tesoro gotico distrutto"
Chiese, dipinti, sculture: il patrimonio artistico del
paese devastato dal sisma, insieme a quello di Arquata e Accumoli, è un
tesoro del Medioevo e del Rinascimento italiano. Che non può e non deve
restare rovina abbandonata..
DI VITTORIO
SGARBI
L’immagine più vicina che ho nella memoria dei luoghi devastati dal
terremotoArquata
del Tronto,
dove chiese, monumenti e castelli sono stati gravemente lesi se non
distrutti. La chiesa parrocchiale ha una facciata semplice e un
importante portale in arenaria. Nel semplice interno con altari lignei,
sicuramente sopravvissuti, vi è un crocifisso policromo ritenuto la
statua più antica delle Marche.
Alto è il suo valore simbolico perché viene dalla chiesa di San
Salvatore di sotto ad Ascoli ed è stata al centro di una disputa con gli
arquetani che la portarono nella loro chiesa nel 1680. Si tratta di
un’opera notevole, nonostante il dubbio restauro, perché è in relazione
con la tradizione spoletina del XII e XIII secolo. E perché se ne
conoscono gli autori, i due frati benedettini, Ranieri e Bernardo.
Un altro edificio notevole per ragioni di culto e di straordinaria
suggestione, immediatamente fuori del paese, nella frazione diborgo
di Arquata,
è la chiesa
di San Francesco,
che conserva una riproduzione fedele della Sindone. Anche nel caso di
San Francesco la situazione non appare disperata. All’interno della
chiesa molti altari lignei di teatrale evidenza. Lo spazio è diviso in
due navate, con colonne a base quadrata, su conci di pietra. Il soffitto
è a cassettoni quadrangolari, la cantoria lignea è in dialogo con il
pulpito, su colonne tortili, e con il notevole coro del Quattrocento.
Sulla parete di sinistra, dopo l’altare della Madonna del Rosario, vi è
un affresco datato 1527, in relazione con la scuola di Cola
dell’Amatrice. Pregevole anche la statua lignea di Sant’Antonio.
Molto più grave è la situazione diAmatrice,
a circa 18 km da Arquata, lungo un percorso che tocca Accumoli, da cui
giungono notizie assai poco rassicuranti. Tra le cose preziose di questo
paese, un tempo integro e pittoresco, la più eminente probabilmente è (o
era) la torre civica, del XII secolo, storico simbolo delle libertà
comunali, unica in tutta la valle del Tronto. Alla sinistra della torre
civica vi è (o era) il palazzo del podestà a blocchi di arenaria
squadrati e lisci con due grandi arcate a piano terra.
Assai significativi ad Accumoli erano i palazzi, certamente lesi,
Marini, Cappello e Organtini. Il Cappello era un edificio a cinque piani
costruito nel punto più alto di Accumoli, in prossimità della rocca. Si
trattava di un notevole palinsesto costituito di parti edificate in
tempi distinti: la più antica, cinquecentesca, è in pietra a vista
squadrata, con finestre monumentali; i diversi piani erano collegati da
una scala elicoidale con gradini in arenaria incastrati nel muro, di
elaborazione assai rara. Nel cortile interno un loggiato su tre ordini,
colonne in arenaria e capitelli corinzi e dorici.
Infine, la
bella Amatrice, città delle torri, città decapitata.
Penso subito al destino delle due opere del grande pittore che porta la
sua città nel nome, Cola
dell’Amatrice,
amico di Raffaello: due tavole con Giovanni Evangelista e Maddalena e
con i santi Pietro e Paolo, a quanto ricordo depositate nel circolo
culturale Nicola Filotesio. Giovanni Evangelista è derivato dal
giovinetto seduto che scrive nella Disputa del sacramento di Raffaello.
Il San Paolo è ispirato agli studi di anatomia e alle caricature di
Leonardo. Nel centro storico resiste la torre civica del XIII secolo.
Tra i luoghi sacri più significativi la chiesa
di sant’Agostino,
con un mirabile portale gotico e importanti affreschi precedenti Cola
dell’Amatrice. Altri notevoli affreschi sono nella chiesa di Sant’
Emidio, e ancora nella chiesa di San Francesco. La facciata di
quest’ultima, di impianto abruzzese, ha un rosone e un portale gotico di
marmo. L’impresa più difficile sarà una ricostruzione fedele alla
memoria e rispettosa delle pietre. Come non è avvenuto in molti borghi
intorno a L’Aquila. Ma
Arquata, Accumoli e Amatrice sono
centri essenziali per l’arte italiana. Per il Medioevo e il
Rinascimento. E non dovranno restare rovine abbandonate.
(Su
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