RIETI - Leonessa riconquista il suo Monte Tilia al canto per niente marziale de “Il cielo è sempre più blu” e nel nome dell’indimenticato Padre Mauro. Giornata dell’orgoglio leonessano doveva essere e tale è stata quella dell’inaugurazione della seggiovia di Monte Tilia, salutata da un sole splendido e da un fiume in piena di gente in fila per salire, chi con il bambino al collo, chi col cagnolino in braccio, chi con lo zainone del deltaplano in spalla. 

“Grazie al Creato, al Creatore e a quest’opera buona che ci aiuterà a gustare meglio le meraviglie della natura”, benedice padre Orazio. “Grazie alla testardaggine del sindaco Paolo Trancassini e alla meticolosità del vice Vito Paciucci che ha vegliato su ogni vite messa quassù” traduce Alfredo Rauco inaugurando la serie di interventi degli amministratori comunali che si susseguono alla stazione di partenza prima del taglio del nastro e dell’avvio dell’impianto. Altre personalità politiche non ce ne sono ma è stata una scelta precisa: “Con noi oggi abbiamo voluto solo chi con noi c’è sempre stato, anche quando si trattava di manifestare a Roma e farsi identificare dalla Digos”, dice Trancassini. Il mattatore, qui, oggi, è lui e lui non si sottrae: “Noi oggi viviamo un sogno, un sogno bellissimo, frutto del lavoro di un gruppo di persone che 26 anni fa decisero, come in una favola, di rifare bella e grande la loro Leonessa. Formiche eravamo e siamo, ma queste formiche hanno spostato un elefante”, dice Trancassini, citando l’impresa di ricomprare e riaprire Campo Stella con una nuova seggiovia, e oggi ripristinare il collegamento con Monte Tilia con questa seggiovia biposto che sostituisce la vecchia ovovia. “Era il 12 gennaio 1969 quando l’impianto fu inaugurato e a tagliare il nastro fu Franco Maria Malfatti, all’epoca sottosegretario agli Esteri”, ricorda un emozionato Tito Cheli, che raccontò quella giornata sul Giornale d’Italia. Quella ovovia doveva dare alla Sabina “la sua seconda stazione di sport invernali” dopo il Terminillo, all’epoca nel pieno del suo splendore. Oggi il quadro è cambiato: Terminillo annaspa, alla disperata ricerca di ritornare a galla come stazione sciistica, mentre Leonessa affianca all’impianto invernale di Campo Stella questo di Monte Tilia pensato per l’estate e per l’autunno. E sul punto Trancassini infierisce sugli “snob che vanno con le ciaspole e che vogliono insegnarci come e quando andare in montagna: noi rispondiamo a quel mondo che siamo per l’ambiente e per la montagna 365 giorni l’anno”. D’altronde lo scontro col cartello delle associazioni ambientaliste in guerra contro Terminillo Stazione Montana è aperto e accesissimo e si è scaricato anche intorno ai lavori di realizzazione di quest’impianto, anche se Vito Paciucci, nel raccontarne la storia, sul punto sceglie di sorvolare. “Vi dico solo che questa seggiovia ci è costata 920 mila euro chiavi in mano, che il 30% di questi soldi sono rimasti a Leonessa grazie al lavoro di nostre ditte, prima fra tutti la Aloisi Costruzioni che ringrazio. All’arrivo troverete solo un container per i servizi e la vecchia stazione superiore da restaurare ma piano piano lo faremo, grazie alle forze di un’amministrazione straordinaria”. Un’amministrazione e un paese, dirà poi Trancassini in un crescendo zerofolle “a cui noi tutti abbiamo dedicato i migliori anni della nostra vita e questo paese straordinario se li è meritati tutti”. E così il gruppo di giunta va a scoprire la targa dedicata a Padre Mauro e si schiera per il taglio del nastro, con il “capo macchina” Ruggero Zelli che canta per davvero “I migliori anni della nostra vita”. Impensabile ai tempi di Malfatti.

(Articolo di Alessandra Lancia - Su Gentile concessione www.ilmessaggero.it)

 

Le Dichiarazioni

Paolo Trancassini

Alfredo Rauco, Maurizio Rosati, Vito Paciucci

 

La Cronaca Fotografica

 

 

 

 

 
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