LE STRAGI NAZISTE DI LEONESSA

SANGUE NEL PRIMO TERRITORIO LIBERO D’ITALIA
di Giorgio Giannini

 

Il 16 marzo 1944, durante l’occupazione nazista, la Brigata garibaldinaGramsci, costituisce il primo “Territorio Libero” d’Italia, a cavallo tra il Lazio e l’Umbria, nei Comuni di Cascia, Norcia, Leonessa, Monteleone di Spoleto, Poggio Bustone e Rivodutri. All’inizio di aprile scatta la repressione nazista, per riacquisire il controllo di tutta la zona, con oltre un centinaio di vittime civili, 51 delle quali solo nel Comune di Leonessa (Rieti).

 

LA LIBERAZIONE DI LEONESSA

 

Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, gli operai delle Acciaierie di Terni ed altri antifascisti costituiscono la Brigata GaribaldinaGramsci”, alla quale, in seguito,si aggregano alcune decine di prigionieri di guerra slavi, fuggiti dai Campi di concentramento, della zona, dopo la dissoluzione delle nostre truppe successiva all’Armistizio.

 

Nel settembre 1943, è costituito a Leonessa il Comitato di Liberazione Nazionale-CLN, formato da Don Concezio Chiaretti,di 27 anni,Tenente Cappellano del 9° Reggimento Alpini della Divisione Julia, che ne diventa il Presidente, dal Commissario Prefettizio del Comune Ugo Tavani, Maggiore Medico, dal dott. Roberto Pietrostefani, Sottotenente di Fanteria, e dal l’avv. Giuseppe Chimenti.

 

Nel mese di gennaio 1944, i partigiani della Brigata Gramsci intensificano l’attività nella zona di Leonessa. Nella notte tra l’11 ed il 12 gennaio si recano nella Frazione di Terzone e prelevano oltre 350 quintali di grano dal locale magazzino adibito all’ammasso dei cereali e ne distribuiscono circa 250 tra la popolazione, conservando il resto per le necessità della Brigata.

 

La sera del 28 gennaio i partigiani si recano di nuovo a Terzone e prelevano altri 80 quintali di grano.

 

La mattina del 16 febbraio i partigiani attaccano il presidio fascista della Frazione di Vindoli, catturando e disarmando l’intera guarnigione composta da una quindicina di militi fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, una parte dei quali chiede di aderire alla Brigata Gramsci. E’ presa una grande quantità di armi e di munizioni.

 

Il 25 febbraio i partigiani catturano tre militi fascisti nella frazione di Villa Lucci, togliendo loro le armi, i vestiti e le scarpe. Nella stessa giornata i militi sono rilasciati in seguito all’intervento umanitario di don Concezio Chiaretti.

 

A metà marzo 1944, il Comando della Brigata “Gramsci” decide di occupare Leonessa. Avendo saputo del progetto, don Concezio Chiaretti si reca all’albergo Italia di Cascia, sede del Comando della Brigata, ed incontra i Comandanti Zagaglioni Vero e Bartolini Dante invitandoli a desistere dall’iniziativa, allo scopo di evitare uno scontro con i fascisti, che sarebbe stato molto cruento anche per la popolazione civile. Poiché i due Comandanti partigiani insistono nel loro progetto, don Concezio, ritornato a Leonessa, si reca al locale presidio fascista, facendo presente al Comandante l’imminente attacco partigiano e consigliandolo di ritirarsi dalla cittadina con i suoi militi per evitare lo scontro armato. Così i fascisti lasciano Leonessa, dove rimangono solo i pochissimi Carabinieri della locale caserma.

 

La mattina del 16 marzo 1944 i partigiani entrano a Leonessa senza spargimento di sangue, liberando la cittadina dall’occupazione nazifascista. Il Comandante Zagaglioni Vero parla alla popolazione spiegando gli scopi della lotta armata ed invitandola alla collaborazione. Lo stesso giorno è costituito il “Territorio Libero”, a cavallo tra il Lazio e l’Umbria, nei Comuni di Cascia, Norcia, Leonessa, Monteleone di Spoleto, Poggio Bustone e Rivodutri,con una superficie di circa 1.000 Kmq. Il Comando è posto nell’albergo Italia di Cascia.

 

Il 18 marzo i partigiani si ritirano da Leonessa ritornando a Cascia.

 

GLI ECCIDI DI LEONESSA

 

L’esistenza del Territorio Libero non può essere tollerata dai tedeschi che alla fine di marzo decidono di riprendere il controllo della zona con l’Operazione “Uovo di Pasqua” (Unternehmen Osterei). Pertanto,sono inviati nella zona, oltre a vari reparti della Wehrmarcht,appartenenti al Comando di Piazza (PlazKommandatur) di Rieti, anche alcuni reparti corazzati della 3a e 90a Divisione, appartenenti alla 14a Armata, quali il 69° Reggimento Corazzato, al comando del Colonnello Ludwig Schanze, Comandante dell’Operazione, il 103° e 190° Reparto Esplorante Corazzato ( appartenenti, rispettivamente alla 3a ed alla 90a Divisione Panzer –Corazzata), il 2° Battaglione del 3° Reggimento Brandenburg, 1 Battaglione del 20° Reggimento di Polizia SS, Unità di Allarme del Quartier Generale della 14° Armata e Unità di Allarme della Piazza di Rieti ( compresa la Luftwaffe-l’Aereonautica Militare). I tedeschi sono supportati da reparti fascisti della 116a Legione della Guardia Nazionale Repubblicana, di stanza a Rieti, inquadrati in una Compagnia della Flak ( la contraerea tedesca), e dal Battaglione Ordine Pubblico di Rieti.

 

Il 31 marzo 1944, inizia la “Grande Operazione contro le bande partigiane” (Grossunternehmen gegen die Banden), denominata Uovo di Pasqua, chiamata anche Operazione Colonnello Schanze (Unternehmen Oberst Schanze), dal nome del Colonnello Ludwig Schanze, Comandante del 69° reggimento Corazzato, che dirige l’operazione militare.

 

La mattina del 31 marzo 1944, un reparto di soldati nazisti arriva a Leonessa, dove non ci sono partigiani, e riprende il controllo dell’abitato. Vengono rastrellati alcune decine di uomini, molti dei quali sono portati a Rieti e rinchiusi nelle locali carceri. Altri rastrellamenti vengono operati dai nazisti nei giorni seguenti nelle varie “ville” (Frazioni), catturando altre decine di uomini, compresi i due Parroci di Leonessa: Don Pio Palla, Parroco di S. Pietro, e Don Guido Rosini, Parroco di S. Maria, che sono accusati di essere dei "badogliani" (sostenitori del Governo Badoglio) e quindi passibili di fucilazione. Il Vescovo di Rieti, Mons. Migliorini, avendo saputo del loro arresto, ne chiede la liberazione al Capo della Provincia (Prefetto) di Rieti, Ermanno Di Marsciano, che però risponde di non poter intervenire presso i tedeschi. Alcuni giorni dopo i due Parroci sono rilasciati.

 

La ferocia dei nazifascisti, che non riescono a scovare i partigiani, si accanisce contro i cittadini inermi, accusati di averli protetti e nascosti. Così’, il 1 aprile una persona è fucilata sul Monte Cambio e tre persone sono uccise nella Frazione di Vallunga. Il giorno seguente ( 2 aprile, Domenica delle Palme), 6 persone sono uccise nella Frazione di Villa Carmine ed un’altra a Villa Pulcini il 4 aprile. Il 5 aprile è incendiata e distrutta la Frazione di Cumulata, dove sono massacrate 12 persone, su istigazione della collaborazionista Rosa Cesaretti, che fa uccidere anche suo fratello, che è un invalido di guerra. Vorrebbe far uccidere anche la cognata, che è incinta, ma appunto per questo suo stato è risparmiata dai tedeschi. Degli abitanti maschi di Cumulata, le cui case vengono tutte incendiate, si salvano solo due giovani. Il 6 aprile le vittime di Cumulata sono sepolte dopo la messa celebrata da don Concezio Chiaretti. Il 7 aprile, 2 persone sono uccise in località Rio Valle ed altre 3 in località Terreto.

 

L’Eccidio più grande ed efferato è compiuto lo stesso 7 aprile ( Venerdì Santo di Pasqua) nell’abitato di Leonessa, dove sono catturate da un reparto di SS, di cui fanno parte anche alcuni italiani, al comando di un Tenente, e con la delazione della collaborazionista Rosa Cesaretti, 23 persone, che sono poi fucilate alla periferia dell’abitato. Tra di loro c’è anche don Concezio Chiaretti, Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale-CLN di Leonessa,che è catturato mentre esce dalla chiesa di S. Giuseppe, dove ha appena celebrato la messa.

 

Le persone catturate sono raccolte nella Piazza, all’angolo con il Corso; quindi verso le ore 14 sono portate appena fuori dell’abitato, vicino alla locale centrale elettrica,in località Fossatello, dove alle 15 circa ha inizio il loro massacro, a gruppi di 3-5 persone, con una mitragliatrice. Molti abitanti di Leonessa assistono all’eccidio dato che il luogo è ubicato su un poggiolo.

 

La sera, dopo che i tedeschi hanno lasciato la cittadina, i corpi delle 23 vittime vengono recuperati e portati nella chiesa di S. Francesco, dove sono deposti sul pavimento, coperti con lenzuola. Il giorno seguente, Sabato Santo 8 aprile e la Domenica di Pasqua, 9 aprile, le vittime sono portate al cimitero senza suono di campane e senza cerimonia religiosa perché nel paese non c’è più alcun sacerdote. Complessivamente, i civili trucidati dai nazifascisti sono 51.

 

LA MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE CIVILE AL COMUNE DI LEONESSA

 

Per questo alto tributo di sangue, è stata conferita, l’8 luglio 1959, al Comune di Leonessa, con Decreto del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la seguente motivazione: “Resisteva con intrepido coraggio allo straniero accampato in armi sul sacro suolo della Patria, offrendo la vita di numerosi dei suoi figli per la causa della libertà”.

 

L’Amministrazione Comunale e la sezione dell’ANFIM ( Associazione Nazionale delle Famiglie dei Martiri caduti per la libertà della Patria) hanno chiesto più volte di poter commutare la Medaglia d’Argento in Medaglia d’Oro per l’alto tributo di sangue pagato dalla popolazione di Leonessa, senza però alcun risultato.In particolare,nel 2000 il Comune di Leonessa, con la Delibera 123 del 27 settembre, ha incaricato il Generale Enzo Climinti, membro della Società di Storia Militare ( che nel settembre 1943,quando era allievo Ufficiale dell’Esercito, aveva fatto il partigiano nell’altopiano di Leonessa) di effettuare una nuova indagine storica allo scopo di reperire nuovi documenti per sostenere la richiesta della concessione della Medaglia d’Oro al Valore Militare.

 

Il Generale Climinti ha reperito alcuni importanti documenti,soprattutto nell’Archivio Militare tedesco di Friburgo, relativi alla 14 Armata tedesca, operante nell’Italia Centrale, dal quale risulta che l’attività dei partigiani della zona di Leonessa ha provocato più volte l’interruzione delle vie di comunicazione.

 

La ricerca del Generale Climinti è stata pubblicata nel 2001 nella monografia “Leonessa 1943-1944”.

In particolare,in un documento classificato “segreto” del Comando Supremo Tedesco in Italia, retto dal Feldmaresciallo Kesselring, del 7 aprile 1944 ed intitolato “Punto strategico delle bande”, è scritto che fu necessario distrarre ingenti truppe dai “fronti” di Anzio e Cassino per riprendere il controllo dell’intera zona tra il Lazio e l’Umbria, controllata dalle “bande partigiane”, dove era stato costituito appunto il primo Territorio Libero d’Italia.

 

Sulla base di questa ricerca, nel 2001 è stata presentata una nuova domanda per ottenere la Medaglia d’Oro,che però non è stata concessa.

 

Nell’aprile 2004 è stata presentata dal Consigliere Regionale dei Verdi Angelo Bonelli la Proposta di Legge Regionale per la Istituzione di un Parco storico a Leonessa, allo scopo di mantenere vivo il ricordo, soprattutto tra le nuove generazioni, del primo Territorio Libero d’Italia e degli eccidi nazisti dell’aprile 1944. Purtroppo,la Proposta di Legge non è stata esaminata né è stata ripresentata.

 

 

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