Bella e
vigorosa figura di alpino, Don Concezio
Chiaretti, Tenente Cappellano del 39°
Battaglione del Nono Alpini della
Divisione Julia, prima a Gorizia, poi in
Francia. Nato a Chatbon nel Canada il 7
luiglio 1917 da genitori emigranti,
tornò bambino con loro a Leonessa e dopo
aver studiato nel Seminario di Assisi fu
ordinato Sacerdote il 13 lugio 1941 e
nominato Vice Rettore e insegnante del
Seminario Vescovile di Rieti. Da qui
scriveva all'Ordinariato Militare per
chiedere di poter assistere
spiritualmente gli Alpini in Russia.
Venne chiamato in Servizio il 2 gennaio
1943 e seppe compiere magnificamente il
suo dovere. Avverso alla guerra e alla
alleanza tedesca, restò fedele alla
disciplina ma, scoppiata la crisi del 25
luglio e tornato in famiglia per
malattia, non estitò, appena riprese le
forze a darsi al movimento per la
Resistenza.
Fu
fondatore e presidente del Comitato di
Liberazione di Leonessa.
Si
prodigò nell'opera di pacificazione tra
i contrapposti schieramenti,mentre tutte
le sue giovanili energie vennero spese
nel soccorrere ovunque i bisognosi, nel
dare accoglienza e assistenza ai
prigionieri fuggiti dai campi di
concentramento; ai profughi, agli
internati di ogni nazionalità; nel dare
il cristiano conforto ai sofferenti, ai
diseredati, ai perseguitati. Era
diventato l'amico ed il confidente di
quanti avevano sofferto e soffrivano per
le persecuzioni dei tedeschi e dei
fascisti e per tutti aveva una parola e
un aiuto.
Ottimo
sacerdote, aveva imparzialmente prestato
assistenza anche ai fascisti che se ne
fossero trovati in bisogno. Resta
memorabile il caso di sette ex esponenti
del locale fascio che furono arrestati
il 14 marzo 1944 dei partigiani di Terni
e portati al comando di Cascia; egli si
recò con loro e lo stesso giorno li
restituisce alle famiglie trepidanti.
Un
capitano tedesco, facendo visita al
Vescovo di Rieti Monsignor Benigno
Luciano Migliorini, gli segnalò Don
Concezio che il 25 febbraio 1944 aveva
salvato da sicura morte tre militi
fascisti che erano stati catturati dai
patrioti a Villa Lucci e accusati come
spie. Anche il console della milizia e
il capo della provincia, tutt'altro che
estraneo ai fatti di sangue di Leonessa,
espressero al Vescovo il loro elogio per
l'altruismo di questo prete animoso, che
pure sospettavano in relazione con i
ribelli.
I due
parroci di Leonessa Don Pio Palla, della
Diocesi di Rieti e Don Guido Rosini
della Diocesi di Spoleto erano stati
trasferiti e incarcerati a Rieti dai
militi del battaglione O.P. (Ordine
Pubblico) a disposizione del comando
tedesco, accusati di essere "badogliani"
e in attesa di fucilazione dalla quale
scamparono solo per il deciso intervento
del Vescovo Migliorini.
A
Leonessa era rimasto Don Concezio: alle
ore 11 del 7 Aprile 1944 arrivò
un grosso plotone di SS tedesche ed
italiane al comando di un ufficiale,
provenienti dalla frazione di Cumulata
dove la notte precedente avevano
fucilato 12 persone, altre tre nei
pressi di Ponte Riovalle, guidato da una
sciagurata giovane che additava le
persone da catturare in base ad un
elenco in mano ad un tenente delle SS.
Fra queste Don Concezio Chiaretti che fu
preso mentre usciva dalla Chiesa di San
Giuseppe.
In
breve altri 22 uomini sono catturati e
ammassati sulla piazza principale di
Leonessa, dinanzi al negozio del Cav.
Palla all'angolo della piazza con il
Corso. Don Concezio recita il breviario
e dinanzi alla sua calma anche gli altri
si mantengono
relativamente tranquilli, pensando che
tutto si sarebbe risolto in un
interrogatorio a Rieti come avvenuto
altre volte.
Alle
ore 14 i prigionieri sono fatti salire
in Municipio, dove vengono derubati dei
portafogli e delle cose di valore.
Dal
Municipio gli infelici, ignari della
propria sorte, sono fatti discendere e
condotti presso la cabina elettrica
fuori le mura del paese. Pensavano che
doveva sopraggiungere un autocarro a
rilevarli, invece alle 15 precise,nell'ora
sacra della morte di Nostro Signore Gesù
Cristo, un colpo di rivoltella da il
segnale della loro orribile
immolazione..."
Vitaliano Felici
|