L'Abecedario del Cuore

 

Credo proprio di aver imparato a leggere con "Leonessa e il Suo Santo".

Sempre presente, da 50 Anni.

Inutile dire che proprio grazie a queste  pagine si è fortificato l'amore per questa Terra, la Terra della mia spensierata giovinezza.

E questo nostro impegnarsi da sempre è anche frutto (oltre alla vicinanza di buoni Maestri)  di queste storiche pagine.

Pagine che da 50 Anni esportano la Vita Leonessana in tutto il mondo.

E con la Vita Leonessana, il portentoso insegnamento del nostro amatissimo Santo.

A padre Anavio, Decano e magico "occhio fotografico" della Rivista, a frate Orazio, a padre Orante,  ad Alberto Paoletti, Luigino Nicoli e ad tutta la Redazione giungano i nostri più sinceri auguri per questo prestigioso traguardo, anteprima di altri 50 Anni di costante e appassionato impegno.

Moltisissime le prestigiose firme che hanno arricchito 50 Anni di storia di "Leonessa ed i Suo Santo": pensiamo a Monsignor Giuseppe Chiaretti, l'indimenticabile Don Giuseppe, Parroco di Ocre.

Ed a tanti Altri.

Ci sia permesso, attraverso uno dei suoi innumerevoli scritti apparsi sulla Rivista, ricordare un altro grandissimo uomo di Fede e di Cultura, che ho avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare da Parroco di Ocre.

Quando entro nella nostra chiesetta, credetemi, mi sembra quasi di risentire il suo Rosario al Vespro, il suo stentoreo  "Tantum Ergo"...

Don Antonio Conte, l'indimenticabile DAN.  

Una pagina di illuminata e sorprendente modernità.  

Dedicato, con sincera devozione, a Padre Mauro Coppari.

G.B.

 

EDUCARE ALLA PACE      di DAN

 

("Leonessa ed il suo Santo" Anno XVI - N° 84 - Gennaio Febbraio 1979)

Parlare ancora di pace, quando il ricordo di una tragica guerra va sempre più affievolendosi nella nostra memoria e le nuove generazioni crescono senza averne avuta esperienza diretta, può sembrare anacronistico e fuori posto. Le guerre che si combattono violente in lontani paesi non ci impressionano, perchè non ci toccano da vicino. E' questo il motivo per molti giovani di oggi, di considerare il maneggio delle armi poco più di un gioco,pericoloso magari, ma divertente.

La pace però non è solo assenza di guerra, quanto scomparsa dell'odio che la provoca. E non si può certo dire che oggi la socità sia priva di questo esiziale virus. E' l'odio che infrange la pace e provoca la guerra minando alla base la convivenza umana.

"Raccolgo dalle mani del mio venerato predecessore - scrive papa Giovanni-Paolo II nel messaggio per la 12a Giornata mondiale per la Pace - il bastone del pellegrino della pace. Sono anch'io in cammino al vostro fianco con in mano il Vangelo della Pace". E continua: "La pace è diventata lo slogan che s'impone a tutta l'umanità, di fronte  al difficile compito della pace, non bastano le parole,sincere o demagogiche che siano,...E' necessario che penetri il vero spirito della pace...I diritti umani imprescrittibili devono essere salvaguardati in ogni circostanza;non è permesso uccidere per imporre una soluzione".

Queste non sono solamente delle belle parole tirate fuori e rispolverate per la circostanza (la Giornata mondiale della Pace), capaci unicamente di far balenare nella mente degli uomini una illusoria realtà, ma sono affermazioni di esigenze concrete dell'animo umano: "Ogni uomo di buona volontà può ritrovare questi principi di umanità nella sua proprio coscienza" (Giovanni-Paolo II).

Educare alla pace vuol dire anche educarsi alla pace; compito questo quanto mai attuale, in ogni ambiente, dai bambini, nelle famiglie e nella scuola; dai giovani, nelle università e negli ambienti di lavoro; dai responsabili delle rivendicazioni sociali ai legislatori e agli amministratori di giustizia. A quale stadio di questa educazione universale alla pace si trova la nostra società ? certo rimane molto da fare, e c'è ancora molto da imparare.

Insigne maestro di pace fu S. Giuseppe da Leonessa. Impegnato nel generoso intento di sradicare l'odio, di portare e garantire la pace tra gli uomini del suo tempo, "Per riuscirci, oltre alle aspre penitenze cui si sottoponeva, adoperò l'arma della parola sacerdotale, la quale, ricordando a tutti le leggi imprescindibili della coscienza e il comandamento di Dio, doveva svegliare il senso del dovere umano e cristiano, su cui soltanto poggia la pace sicura" ("Dio lo mandò tra i poveri", pag. 174).

Il Santo rivolgeva le sue esortazioni soprattutto agli anziani, che considerava le colonne delle buone tradizioni, la voce del buon tempo antico, coloro che hanno maturato, nella riflessione e nell'esperienza della vita, la saggezza e la prudenza del consiglio e li esortava: "Non siate pessimisti, non abbiate vili rispetti umani, dite francamente quello che via ha insegnato la vita e il dolore. Dite soprattutto che ogni giorno più avvertite l'aleatorietà delle cose di questo mondo e che vi sentite inesorabilmente sospinti innanzi al tribunale divino, dove vale soltanto il bene fatto, l'amore nutrito, l'aiuto prestato,il perdono concesso" (cod. 23, f. 109).

La parola di Giuseppe da Leonessa era una parola chiara e chiarificatrice; in essa ognino poteva riscontrare il competente e intravedere il Santo, perchè piena dell'amore di Dio.

Anche agli uomini di oggi San Giuseppe da Leonessa si offre messaggero di pace, maestro ed educatore alla pace. A lui i Leonessani dovrebbero poter guardare non solo con esaltante orgoglio, ma anche con umile e costante impegno di realizzarne gli insegnamenti. In questi, il Santo, più che di diritti ha parlato, chiaramente  e a tutti, di doveri e si è richiamato alla giustizia dei rapporti, alla coscienza umana e cristiana, all'amore fraterno, a Dio, che è padre, legislatore e giudice. Le stesse sono oggi le esortazioni di Papa Giovanni-Paolo II.

Fermi a questi principi, gli uomini di buona volontà potranno educare alla pace se stessi e diventare, a loro volta, educatori di pace in questa nostra travagliata società." 

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