Niente sfratto: ancora
salvi i due anziani di Leonessa
I fatti risalgono allo scorso 30
gennaio quando il Tribunale di Rieti - nell'interesse di una
banca e del legittimo diritto al recupero di un credito
vantato - ha tentato l'allontanamento degli occupanti del
piccolo ristorante bed and breakfast ‘Fuscello’ «anche per
meglio vendere l'immobile» disse Paolo Trancassini, sindaco
di Leonessa.
Ma davanti al giudice per l'esecuzione e a tutto l’apparato
burocratico si è parato il primo cittadino e la sua polizia
municipale per far valere, in questo modo, anche i diritti
dei due coniugi, anziani e malati da tempo. Trancassini chiarì
che proprio per i gravi motivi di salute e perché ad agire
era una banca, «non era possibile eseguire lo sfratto».
«Spiegheranno a lui (i vigili al giudice, ndr) che i diritti
elementari di due anziani vengono molto prima degli
interessi di una banca» aggiunse.
Tutto si fermò e i due, Paola e Guerrino - quest’ultimo
colpito da ictus - tirarono un respiro di sollievo. Ma ora,
dopo oltre quattro mesi, il tribunale è tornato alla carica,
smentendo il sindaco e ordinando per questa mattina
l'esecuzione definitiva dello sfratto. Come fare allora si è
chiesto Trancassini che intanto aveva mandato i Servizi
sociali in ricognizione per meglio capire lo stato dei due
suoi concittadini? «Occorre una casa dove allocarli», gli ha
spiegato l'assistente sociale sottolineando la precaria
condizione, non solo fisica, dei due che ne impedirebbe di
fatto l'abbandono da parte delle istituzioni. Quindi, una
casa popolare.
«E sì - ha pensato il sindaco - a Leonessa ne abbiamo due».
Ma la legge è legge, le abitazioni possono essere assegnate
solo a chi è residente e non proprietario di altri immobili.
E poi c'è una lista d'attesa lunghissima. Quindi, niente da
fare se non requisirne una, e in fretta. Ed ecco allora
venir fuori il sindaco, quasi un genio della lampada,
l'amministratore pugnace, tutore dei cittadini, quello che
ci mette la faccia e che si batte per le cose giuste, senza
se e senza ma. Il sindaco che sta prima di tutto dalla parte
dei negozianti, degli agricoltori, di chi lavora, che vieta
le ‘slot machine’ e blocca le statali con i trattori.
Il sindaco che per favorire l'occupazione si fa quattro anni
di processi per abuso di potere (finiti con una assoluzione
piena), e che promuove un referendum per andarsene in
Umbria. «Certo – si è detto - requisisco un'abitazione per
loro». E sapete quale? Sì, bravi, proprio la loro, quella
oggetto dello sfratto e che, questa mattina, pochi minuti
fa, alla presenza dei legali, dell’ufficiale giudiziario e
delle forze dell’ordine, è rimasta, forte di un'ordinanza
dalla validità di due anni, ancora nelle disponibilità dei
due anziani.
Due persone deboli, incapaci di reagire e che, tra l'altro,
non hanno mai votato l'attuale amministrazione comunale. «Ho
agito cercando di minimizzare il costo sociale che per un’
operazione come questa avrebbe dovuto affrontare il nostro
Comune. Credo che, in un momento di crisi come quello che
stiamo passando, anche questo sia un buon segnale», ha
sottolineato il sindaco di Leonessa.
E così, in questa disfida tra persone oneste, che svolgono
con diligenza il proprio lavoro, chi per far rispettare la
legge da una parte, chi nel tentativo di salvaguardare i più
deboli dall'altra, il tabellone elettronico ha segnato
un'altra vittoria per Paolo Trancassini. Ora è il tempo dei
ricorsi e delle opposizioni, ma diciamo che una volta di più
David ha vinto contro Golia. Anche se, in questo caso, ad
armare la fionda è stato un grande sindaco di un piccolo
paese.
(Su
gentile concessione de "Il Giornale di Rieti" - Articolo di
A.M . - 18 Giugno 2013)