"Ma la Resistenza non è
una cosa di sinistra. Non è un patrimonio di una fazione, neppure di quella che
talora se n'è impossessata nel dopoguerra; è patrimonio della Nazione.
La Resistenza non è solo Bella
Ciao (che peraltro un capo partigiano come Giorgio Bocca non aveva mai sentito
cantare in tutta la guerra di liberazione). Non fu fatta solo dalle
Brigate Garibaldi. La Resistenza fu fatta dai militari, come i fucilati di
Cefalonia, che per primi presero le armi contro i nazisti. Fu fatta dai
Carabinieri come Salo d'Acquisto, che si fece uccidere con un gesto nobilissimo
per evitare la rappresaglia per un attentato che non aveva commesso. Fu fatta
dai monarchici come il colonnello Montezemolo, cui a via Tasso furono strappati
i denti, le unghie, ma non un solo nome dei compagni, prima della morte alle
Ardeatine. Fu fatta dai sacerdoti come Don Ferrante Bagiardi, che quando vide i
nazisti fucilare 82 suoi parrocchiani scelse di morire con loro dicendo <<Vi
accompagno io davanti al Signore>>. Fu fatta dagli Alpini come Maggiorino
Marcellin, che restituiva i corpi degli Alpenjager con un biglietto <<da un
aplino italiano ad un alpino tedesco >>.
Fu fatta dalle donne e dai
civili. Dai Valdesi come Willy Jervis, dagli ebrei come Leone Ginzburg, dai
cattolici come Ignazio Vian, il primo a salire sulle montagne sopra Boves: non
un bolscevico, un tenente delle guardie di frontiera e militante della
Federazione universitari cattolici, un amico di Moro e Andreotti; i nazifascisti
lo impiccarono a un ippocastano davanti alla Caserma di Torino. E la Resistenza
fu fatta anche dai comunisti. Che, si sente ripeter, non volevano la libertà ma
la dittatura. Argomento perfetto per la polemica politica attuale. Privo
di senso quando c'era da decidere da che parte stare, con o contro i nazisti,
con o contro coloro che portavano gli ebrei ad Auschwitz. La pietà dovuta a
tutte le vittime, e l'umana comprensione per i giovani che andarono a Salò
credendo in buona fede di servire l'Italia, non possono cancellare quella che in
tutti i Paesi occupati dai nazisti è un ovvietà, tranne che nel nostro: in
quella guerra c'erano una parte giusta ed una parte sbagliata.
Certo la Resistenza è fatta di
uomini. E gli uomini commettono errori, talvolta crimini. La Resistenza ha
avuto le sue pagine nere, e per troppo tempo se ne è parlato troppo poco.
Generazioni di Italiani sono cresciute senza aver sentito parlare del
triangolo della morte, di Porzus, di Basovizza. Ma il rischio è che oggi i
giovani non abbiano mai sentito parlare neppure di Marzabotto, di sant'Anna di
Stazzema, della Benedicta, dei fucilati del Martinetto, dove fu eliminato il
comitato di liberazione del Piemonte, sorpreso mentre era riunito non in una
sezione del PCI, ma nella sacrestia de Duomo. Tra loro c'era solo un comunista,
un operaio amico di Gramsci, Eusebio Giambone. Gli altri erano avvocati e
militari: il tenente Geuma, il capitano Balbis, il colonnello Braccini, il
generale Perrotti, che era di Carrù, il paese dove è nato Luigi Einaudi.
Se in tutte le scuole si
leggesse la lettera in cui Perotti dice addio alla moglie, raccomandandole
di risposarsi per crescere i tre figli e pregandola di ricordare loro il
suo sacrificio per la patria e per la libertà, di polemiche sul 25 Aprile tra
qualche anno non ce ne sarebbero più"
(Aldo Cazzullo, Corriere della
Sera, 25 Aprile 2012)