L'antica Leonessa ai piedi del Terminillo

Ospitò i ribelli della Chiesa ed ebbe il primo piano regolatore dell'ambiente

Una Leonessa a Rieti. Non vuole fare la parte del felino, ma è pronta a lasciare il segno nei vostri cuori, la città di San Giuseppe Cappuccino ai confini tra Lazio, Umbria e Abruzzo. Incastonata tra i Monti Reatini. Se volete farvi una scorpacciata d'arte, sapori, colori e profumi, rimanendo a un tiro di schioppo dalla capitale, nell'ombelico d'Italia ce n'è per tutti. A parte il titolo, che si contendono in varie località nei dintorni di Rieti, conviene prestar attenzione alla strada e deviare dall'A24 per Roma-Nord Fiano Romano, prendere la Salaria Nuova e dirigervi verso Poggio Bustone, nota per aver dato i natali al cantautore Lucio Battisti. Attraversando Rivodutri, dov'è d'obbligo ammirare il monumentale Faggio di S. Francesco, alto 8 metri e largo quasi 3; leggenda vuole diede protezione al santo, rimasto vittima di una tempesta che lo sorprese durante un solitario ritiro mistico. Camminando, incorniciata dalle bellissime cime del Terminillo, nel territorio fino all'unità d'Italia del Regno delle Due Sicilie e fino al 1927 della provincia dell'Aquila, si presenta Leonessa. Una città di origine demaniale e non feudale. Il nome rimanda ovviamente all'animale. Forse omaggio a un gesto compiuto da una persona, o addirittura al valore mostrato dai connessani nel combattere "come leoni", c'è chi è convinto il comune abbia tratto origine da suggestioni polemiche contro il vicino Castrum Leonis (Monteleone di Spoleto). Ma non manca anche chi crede prima si chiamasse Gonessa o La Gonessa, godendo parentele "bene" con qualche angioino. Fatto è che a furia di parlarne, si sa come vanno queste cose. Una storpiatura, una lettera di troppo o un modo di dire diffuso da chi voleva farla breve, il nome è diventato prima Connexa per essere latinizzato, nel '300, in Lionissa. Un intreccio di strade simmetriche, tutte confluenti nella piazza centrale, segna l'abitato. Dov'è riconoscibile il cardo e il decumano del reticolato castrense. Nata per ospitare i ribelli al dominio della Chiesa, fu privilegiata nel godere di un primo piano regolatore dell'ambiente. Chi mise mano al portafogli fu la curia regia, che concesse il mutuo agli immigrati. Lo conferma un documento di fondazione, che riporta la data del 16 luglio 1278. Capitano del castello di Ripa era allora il milite Teodino di Rodio. Il resto è sotto gli occhi di qualsiasi turista. Nei dintorni del centro abitato: i conventi di S. Francesco, S. Lucia, S. Agostino e di S. Antonio. Da visitare le chiese di S. Matteo, S. Maria della Visitazione e il santuario di S. Giuseppe. Sul piano amministrativo Leonessa appare una torta divisa in sei porzioni, sei rioni detti "sesti" (Corno, Forcamelone, Poggio, Croce, Torre e Terzone): ognuno con la sua universitas, chiesa e il suo santo protettore. Ma Leonessa offre altro. Dopo una passeggiata intorno la Fontana Farnesiana dove, prima del 1446, c'era già il primo Monte di Pietà, potete seguire itinerari tra noccioli, faggi, querce e aceri. Il più meritevole inizia da Prata dell'Osteria e termina nei Prati di S. Bartolomeo; senza troppa fatica, potete vedere le vecchie carbonaie. Per escursionisti allenati, il percorso della Mulattiera: 5 km tutti in salita. Impossibile all'ora di pranzo, non cedere alle patate leonessane (sagra 8-9 ottobre). Fritte, bollite, rosse o gialle, comunque servite accompagnate da carne e verdure, sono gustose quelle "rescallate": patate lessate e ripassate in padella con pancetta di maiale e salsiccia. La scarpetta è d'obbligo. E lo slalom, che ancora non fate sulle piste del Terminillo, lo farete nel piatto. Altrimenti al "Fagus Park - La valle delle aquile" (frazione Fontenova), un parco avventura dove le emozioni sono sospese in aria, in assoluta sicurezza. Per grandi e piccini desiderosi di lanciarsi da liane, atterrare su reti, attraversare ponti muniti di casco, imbragatura, moschettoni e carrucola, nel primo parco acrobatico forense del Lazio (con annesso centro ambientale) si gioca rispettando la natura e i ritmi del paesaggio.

Roberta Maresci

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