Caro Gianni,
se ritieni che possa
interessare, il XIV Dalai
Lama si fida solo di un
medico occidentale e per di
più leonessano e cosigliere
dell'Ordine di Roma. Ho
accompagnato l'illustre
Paziente da Alemanno per la
cittadinanza onoraria romana
e da Cacciari con aereo
privato per quella
veneziana. Ne parlerò su
radio 2 il 14.0209 alle
20.35.Ti allego foto e un
articolo del "Gazzettino di
Venezia". Cordiali saluti,
Ivo Pulcini
DIETRO LE QUINTE Dalla
poltrona ai colori,
quante sviste nel
cerimoniale per Sua
Santità
Chandàla scuote la
testa: «Hanno sbagliato
tutto, ma come si fa a
dare una sedia a Sua
Santità?». Chandàla -
che si chiama così da
quando è diventata
buddista e non c’è verso
a farle rivelare il suo
vero vecchio nome di
battesimo perché, anche
se è di Feltre, si
definisce «cittadina del
mondo» - è avvolta in
una bandiera del Tibet
e, nell’atrio di Ca’
Farsetti, davanti al
maxischermo che
trasmette in diretta la
cerimonia per il
conferimento al Dalai
lama della cittadinanza
onoraria di Venezia,
pietisce un pass a
qualsiasi cronista le
capiti attorno: «Per
favore, voglio entrare
solo un attimo». Nel
frattempo, non senza
celare sdegno per come è
stata organizzata la
cerimonia in Comune,
impartisce lezioni di
cerimoniale tibetano.
Primo: al Dalai Lama non
andava data una
poltrona. «Una vergogna.
Già gli è toccato
mettersi le scarpe,
adesso anche la sedia.
Dovevano preparare un
paio di cuscini e lui si
sarebbe seduto in
posizione yoga».
Secondo: i colori.
«Troppe grisaglie là
dentro, tutto quel nero
toglie le energie».
Effettivamente i
politici veneziani e le
autorità sono in gran
spolvero, esattamente
come la sala dove sono
comparse le tende
damascate delle grandi
occasioni. Perfino il
compagno di Rifondazione
Sebastiano Bonzio è in
giacca e cravatta. Ma
non è vero che sono
tutti "scuri": il
consigliere Vittorio
Pepe - l’unico, con
Giorgio Reato, in
maglioncino di lana - è
in rosa. E poi c’è tanto
arancione. Come il
vestito lungo in seta
della vicepresidente del
consiglio comunale
Silvia Spignesi. O la
giacchina della
consigliera Anna Gandini.
O ancora le cravatte di
Rosa Salva, Maggioni,
Guzzo. E anche di Arrigo
Cipriani, seduto tra il
pubblico. Colore
azzeccato, a sentire
Chandàla la buddista di
Feltre: «L’arancio è
perfetto, è il colore
del plesso solare.
Ottimi anche il rosso e
il bordeaux. E ancor
meglio il bianco, il
colore del terzo
occhio». Chi l’ascolta
comincia a darle
credito, se non altro
perché bianche sono le
sciarpe che, al termine
della cerimonia, il
Dalai Lama avvolge
attorno al collo del
sindaco e poi del
presidente del consiglio
comunale, suscitando
però reazioni di tipo
opposto da parte del
pubblico (femminile):
«Che bèo» quando la
sciarpa avvolge Massimo
Cacciari, un brusìo
quando tocca a Renato
Boraso. Giù nell’atrio
di Ca’ Farsetti,
intanto, scende Ivo
Pulcini: è un medico che
sta a Roma e che da anni
a settembre si
trasferisce a
Salsomaggiore per
seguire Enzo Mirigliani
e tutte le miss di Miss
Italia e che per la
Befana organizza sempre
un gala benefico per i
bambini tibetani. E
quando il Dalai Lama
capita in Italia, è il
dottor Pulcini a stargli
dietro. L’ha fatto anche
stavolta che era reduce
da un ricovero e l’ha
rassicurato: è vero che
la spalla sinistra gli
fa male (e infatti,
mentre parlava a Ca’
Farsetti, a un certo
punto il Dalai Lama ha
preferito stare in piedi
per appoggiare il
braccio su uno scranno),
ma la causa parte da
destra. Tradotto:
cervicali. Traduzione
politica di Pulcini: «Al
Dalai Lama ho detto:
questo è il Tibet, cioè
la spalla sinistra che
soffre, e questa la
Cina, la spalla destra
che causa il dolore».
Chiaro. Intanto piove e
l’acqua alta cresce.
Meno del previsto (107
centimetri, la
previsione era 120), ma
quanto basta per
costringere il Dalai
Lama e tutti quelli che
lo seguono da Ca’
Farsetti fino alla
Marciana a usare, dopo
il tragitto in
motoscafo, le
passerelle. In
biblioteca c’è uno
striscione in tibetano
che nessuno riesce a
tradurre, arriva anche
Marco Pannella, ma solo
in due tra il pubblico
restano in piedi, le
mani giunte, ad
ascoltare il Dalai Lama
che parla. L’applauso
scoppia dopo che Marino
Finozzi, il presidente
del consiglio regionale,
consegna la bandiera del
Veneto e il leader
spirituale dei buddisti
tibetani se la mette
addosso come una stola.
In Cina, c’è da credere,
non applaudiranno. Alda
Vanzan
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