("Il Tempo" 31 gennaio 2007)
Celebrazioni solenni in onore di San Giuseppe di Leonessa
ANCHE quest’anno la parrocchia del Sacro Sangue di Gesù a Quattrostrade, si prepara a festeggiare San Giuseppe da Leonessa, patrono dell’omonimo borgo. E invita alla ricorrenza - che cade il 4 febbraio - tutti i leonessani residenti a Rieti. Il programma religioso inizierà domani con una messa alle 16,30. Che verrà poi ripetuta anche venerdì e sabato, e culminerà domenica alle 18 con una celebrazione solenne. San Giuseppe, al secolo Eufranio Desideri, nacque a Leonessa nel 1556 da una famiglia di mercanti. Seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi rinunciò alle ricchezze famigliari e vestì l’abito dei Cappuccini. Per tutta la vita predicò nelle Marche, in Umbria e in Turchia. Si dedicò ai poveri e agli infermi, tanto che Fra Giuseppe era considerato un santo già in vita: famoso è rimasto il miracolo della moltiplicazione delle fave. Morì il 4 febbraio del 1612 ad Amatrice. Gli abitanti di Leonessa, ritenendo più giusto che le spoglie del Santo riposassero nella città d'origine, una notte del 1639 perpetrarono il «sacro furto», trasportandone il corpo nel paese natio. Ancora oggi le sue spoglie sono nella chiesa di San Giuseppe a Leonessa. Luc. Fra.

("Il Tempo" 31 gennaio 2007)
Montagna, gli impianti restano chiusi
di ALESSANDRA PASQUALOTTO Le montagne della discordia. Ad alta quota arriva la benedetta neve che, per ironia della sorte e nonostante l’evento attesissimo, sembra non accontentare proprio tutti. Operatori e fruitori della montagna. Succede a Leonessa e succede pure al Terminillo. Impianti chiusi sul versante Leonessa, tanto da far pensare agli operatori a una vera e propria «mortificazione». A sollevare la protesta è Getulio Vesperini, fondatore del centro di educazione ambientale Fontenova di Leonessa. E operatore economico locale. «Nel tempo ho creato dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile con sacrificio e impegno. Un’attività lavorativa per me, la mia famiglia e i miei collaboratori - ha commentato - L’amministrazione comunale di Leonessa nelle ultime settimane ha descritto un paese dove tutto funziona perfettamente e dove la neve avrebbe dovuto spazzare via tutti i problemi. Invece, per tutti i giorni feriali della settimana gli impianti di Campo Stella rimarranno chiusi e nemmeno la pista di sci di fondo è stata adeguatamente preparata. Nonostante i proclami, le dichiarazioni e le intenzioni in questo momento - a stagione inoltrata - ci stiamo trovando in enorme difficoltà nel fornire un servizio idoneo per i turisti e tutti i fruitori della montagna. A questo punto ci si chiede quali siano i motivi e le cause di questi enormi disservizi per i quali attualmente non è possibile utilizzare gli impianti sciistici a Leonessa e quali sono invece le reali motivazioni che si nascondono dietro gli annunci sui presunti enormi investimenti previsti per i nuovi impianti sul Terminillo, quando basterebbe investire molto meno su sicurezza e manutenzione per far funzionare al meglio quelli già esistenti». «Mi stupisco che Vesperini si accorga soltanto ora della chiusura degli impianti durante la settimana – ha precisato l’ex sindaco Paolo Trancassini, consulente legale del primo cittadino di Leonessa – Il fatto che si possa sciare soltanto nel fine settimana da noi è infatti cosa che va avanti da tempo. Del resto per l’Amministrazione comunale è alquanto difficile e soprattutto costoso sostenere economicamente l’apertura continua degli impianti. Un onere eccessivo solo per pochi sciatori. È vero invece che, qualora ci fosse una cordata di imprenditori interessati a investire, si potrebbe pensare di trovare un accordo per l’apertura non solo nel weekend. Per quanto riguarda la pista da fondo rispondo a Vesperini. Il Comune ha trovato altre persone che battono le piste e peraltro alla perfezione, con costi più contenuti rispetto a quelli proposti da lui. Non sarà mica che tutta questa polemica è strumentale?». E se sul fronte leonessano questa è l’aria che tira ad alta quota, spifferi pure al Terminillo, graziato dal finesettimana appena trascorso con neve e sole. Ma se da una parte la manna è arrivata dal cielo, c’è pure chi ha notato disagi sulle piste e per strada. A parte la chiusura della Cardito Nord per il mancato rinnovo della concessione, sembra che turisti e sciatori, da quanto ci hanno segnalato, abbiamo registrato quanche neo sulle altre piste. Non solo. Perché nella giornata di sabato le Carbonaie hanno iniziato a funzionare a inizio giornata. Peggio è andata per la Sud, aperta tardi mentre sugli impianti si procedeva a rilento con stop frequentissimi. Non meno bene il nuovo impianto che ha proceduto a singhiozzo iniziando comunque tardi a lavorare. Domenica è migliorata la situazione per il nuovo impianto partito in orario, con tanta gente in attesa. Situazione sulle Carbonaie dalle 15 in poi con l’impianto che si è «piantato» di botto, la gente appesa ai seggiolini anche per 20 minuti e senza nessuno che avvisasse gli sciatori del disagio. «Cose che possono capitare - risponde dalla Società Funivie Flavio Formichetti - Perché si tratta di impianti elettronici e quando c’è un problema tutto poi riparte automaticamente. Il blocco può sempre avvenire. Piuttosto invece di parlar male sempre del Terminillo, perché non diciamo degli sforzi sovrumani fatti per il nuovo impianto oppure - solo per fare un esempio - del nuovo tappeto al campo Togo per i bambini alle prime armi con lo sci che vengono spinti in alto senza fatica e senza difficoltà». Stress anche sulle strade e nel tentativo di tirarsi fuori dal parcheggio di Pian de’ Valli. L’arrivo, peraltro prevedibilissimo, di tanta gente per la neve, ha consentito il parcheggio selvaggio. Ambulanze in difficoltà per tirarsi fuori dal traffico e automobilisti in attesa di uscire dal parcheggio anche soltanto per un’ora.

  ("Il Messaggero" Martedì 30 Gennaio 2007)

Terminillo: luci ed ombre

di VALENTINO ROSSETTI

Luci ed ombre. Il giorno dopo il primo week-end sulla neve del Terminillo, si tirano le somme di una due giorni in cui la montagna di Rieti è stata letteralmente presa d'assalto dagli sciatori. Le "luci", si sa, non fanno notizia. Così in redazione, ieri mattina, sono giunte una decina di telefonate da parte di sciatori arrabbiati per la mancata apertura della pista Cardito nord. «E' inconcepibile che non sia aperta la pista migliore del Terminillo», hanno detto in molti. In effetti si tratta, oltre che della discesa più bella, anche della pista che mantiene la neve più a lungo, grazie alla sua posizione, dalla quale prende anche il nome. Questa la vicenda. Il vecchio skilift della pista sarebbe dovuto andare in pensione, sostituito da una seggiovia. Ma la concessione per la costruzione del nuovo impianto non è stata rilasciata e la pista è rimasta chiusa. Ma nello specifico la vicenda, come al solito, è ingarbugliata parecchio. «Noi non c'entriamo niente - fanno sapere dalla Provincia - L'impianto progettato dovrà ricadere nel comune di Cantalice, quindi in realtà non è di nostra competenza. Ci siamo tuttavia attivati lo stesso presso il ministero dei Trasporti per far aprire in questa stagione la pista: la risposta è stata negativa perché l'impianto attuale è già in regime di proroga da due anni». In ogni caso sarebbe stata comunque una soluzione provvisoria. Negativa però è anche quella che sarebbe dovuta essere la soluzione definitiva. «Per quanto riguarda la seggiovia della Cardito Nord - spiega Franco Ferriani, socio storico della Società Funivie del Terminillo - La Provincia, quando ha ideato il piano comprensoriale degli impianti per lo scavalcamento su
Leonessa, non ha inserito il nuovo impianto e ora noi ci ritroviamo come degli imbecilli senza la pista. E capisco lo scoramento di chi va su per sciare e trova chiusa la pista. Qui si fanno le cose senza mai sentire chi forse capisce qualcosa di impianti. Abbiamo fatto una petizione, firmata anche dal sindaco di Rieti, indirizzata al ministro dei Trasporti Bianco, al presidente Marrazzo, al presidente Melilli e a tanti altri. Otto pagine di firme, anche di tanti reatini. Niente. Non mi vergogno a dirlo - conclude duramente Ferriani - Sul Terminillo c'è una disorganizzazione che fa paura. Pensiamo solo a quello che è successo domenica con il traffico (vedi box di fianco, ndr). Ogni anno in Prefettura si teneva una riunione per organizzare la stagione invernale: sono tre anni che non si fa più. Siamo tutti responsabili. Anche le istituzioni, tutte, che a volte se ne infischiano».
Ed ecco qualche data: la società Funivie del Terminillo ha chiesto la proroga per il vecchio impianto, per la stagione 2006/2007, nel luglio scorso; ad agosto, l'Ustif (Ufficio trasporti impianti fissi) ha dato parere contrario. Risultato: la Cardito nord non aprirà e per una volta che c'è la possibilità di investire, si creano mille intoppi che non giovano certo al Terminillo. E nemmeno a tutte quelle persone che domenica hanno affollato la montagna.

  ("Il Messaggero" Martedì 30 Gennaio 2007)

di ALESSANDRA LANCIA

La stazione sciistica che fu, la stazione turistica che non è mai stata: Terminillo tra i due poli, quello invernale che deve la sua fortuna esclusivamente alla neve, e quello estivo, che potrebbe far fortuna con sentieri minimamente attrezzati, baite, rifugi aperti e funzionanti e tutta quella serie di piccole accortezze che fanno di un posto di montagna una montagna da vivere tutto l'anno. Di questo si è parlato ieri mattina in Regione con l'assessore al Turismo Raffaele Ranucci, che ha ricevuto presidente e vice presidente della Provincia, Fabio Melilli e Roberto Giocondi, e con loro i consiglieri regionali Mario Perilli e Anna Maria Massimi. Un incontro sul Terminillo verde - quello sul Terminillo "bianco" sollecitato in tutti i modi dal comune di
Leonessa ci sarà la prossima settimana - in cui, incassata la disponibilità di Ranucci a pilotare risorse sull'ormai ex montagna di Roma ha bisogno ora di un seguito tutto reatino per valutare, con i comuni interessati in primis ma anche con le associazioni d'area cosa realizzare in termini di "infrastrutture leggere" a servizio di villeggianti ed escursionisti e come affidarne poi la gestione a privati perché funzionino a dovere. «Pensiamo innanzitutto ad un reticolo di sentieri che dai comuni del Montepiano o della Valle del Velino salgano fin sopra il Terminillo - spiega Roberto Giocondi - e con quelli a baite e rifugi che possano garantire ristoro agli escursionisti. Il pubblico potrebbe fare l'investimento iniziale sulle strutture; i privati, penso a lavoratori socialmente utili oppure a quelli usciti dal circuito lavorativo o perché no, a giovani in cooperativa, si potrebbero impegnare nella gestione». Nella montagna (sic) di studi sul rilancio del Terminillo l'ipotesi di farne una stazione turistica e non solo per lo sci di inverno era di quelle più gettonate. Ma mai che la musica sia cambiata.
 

("Il Tempo" 25 gennaio 2007)
Via alla valorizzazione di Santogna
di VINCENZO COLANDREA LEONESSA - Da poco più di tre lustri la località montana di Santogna, nel territorio del comune di Leonessa, è diventata un enclave di quello dell’Aquila. Un’isola abruzzese in provincia della laziale Rieti, tale diventata dopo un lungo e complesso contenzioso di rivendicazione del possesso al termine del quale ha avuto partita vinta il capoluogo d’Abruzzo. L’amena località si può raggiungere percorrendo la statale 471 da Posta verso Cascia, per poco più di 5 chilometri, dopo aver lasciato la Salaria al km 112 circa. A quota media di circa 1000 metri è una ideale area di alta montagna, circa settecento ettari, aria pulita, di fronte alla quale si staglia l’intera catena del Gran Sasso (nella foto) sì da offrire uno scenario naturale tutto da ammirare. Per posizione geografica, poi, e vastità del verde che la circonda, è oggetto di particolare attenzione da parte del comune dell’Aquila che per avviare un percorso di valorizzazione del sito ha pubblicato un bando nel mese di agosto 2006. Ad aggiudicarsene la gestione è stato il Comitato provinciale dell’Aquila di Alleanza Sportiva Italiana (ASI) del CONI. Il presidente dell’organismo sportivo, Stefano Romano, fa sapere che il contratto, perfezionato con delibera di giunta del 7 dicembre 2006, è novennale ed impegna l’ASI a procedere nell’immediato ad una prima riqualificazione ambientale per poter poi meglio sfruttare le potenzialità della zona. La linea di interventi, indicata dall’amministrazione comunale, è quella di porre cura ad una efficace promozione turistica e sportiva. In ordine alle condizioni ambientali sussiste l’orientamento di ripopolare Santogna con quella fauna della quale in passato è stata riserva. Della stessa sopravvivono soltanto alcuni esemplari di daini, mentre sono scomparsi cervi e fagiani che si pensa di riportare anche per un loro studio nel proprio habitat. Il turismo sociale è un altro obbiettivo che si intende perseguire prevedendo l’utilizzazione di buoni vacanza per soggetti meno abbienti e facilitazioni per nuclei familiari oltre che per la terza età, minori, disabili. Le attività sportive saranno orientate verso agricampeggio, mountain bike, parapendio, trekking, equitazione escursionistica. Ottime prospettive, dunque, di sviluppo di un territorio al quale sono naturalmente interessati, con L’Aquila, il comune di Leonessa, che lo contiene, e quello di Posta con cui confina.

("Il Tempo" 25 gennaio 2007)

 
Leonessa -  Ambientalisti: «Rischio disastro per il Terminillo»
RIETI - di Marco Fuggetta «Siamo allarmati per l'ampliamento del comprensorio sciistico e temiamo un piccolo disastro ambientale». Lo hanno dichiarato in una nota congiunta i rappresentanti di Club Alpino Italiano di Rieti, WWF provinciale, Legambiente Rieti e Mountain Wilderness a proposito del progetto «Terminillo super-ski», già presentato dalla giunta Storace, nel quale rientra anche Leonessa con l’ampliamento degli impianti sciistici. Gli amministratori leonessani convinti del rilancio turistico hanno ottenuto la convocazione di un tavolo tecnico a febbraio in Regione. Un "verde" pochi giorni fa ha fissato il 9 febbraio come data per l'avvio del tavolo tecnico che dovrà risolvere la questione degli impianti sciistici del versante Nord del Terminillo. Per la precisione quel verde è Filiberto Zaratti, assessore regionale all'ambiente. Ma altri Verdi, stavolta la federazione provinciale di Rieti, ieri sono tornati ad attaccare i primi sostenitori del progetto degli impianti di risalita, Alfredo Rauco Sindaco di Leonessa e Paolo Trancassini consigliere provinciale di Alleanza Nazionale. I Verdi hanno definito il progetto leonessano "semplicemente irrealizzabile"? "E allora io rispondo che ancora una volta dimostrano la perfetta ignoranza che hanno sulla questione" sbotta Trancassini "Ricordo che il nostro progetto è stato inserito nel Programma Generale degli interventi della provincia e che il collegamento con l'altro versante del Terminillo è previsto, anche perché solo sfruttando tutte insieme le potenzialità di questa montagna si riesce a creare sviluppo". I Verdi accusano Rauco e Trancassini di voler imporre le proprie idee? "Da che pulpito" ribatte ancora il consigliere provinciale "Usano sempre arroganza e insulti con l'unico scopo di ottenere visibilità. Sono una microscopica minoranza che vuole decidere per tutti. Perché quando si tratta di Tav i Verdi dicono che bisogna rispettare la volontà dei territori della Val di Susa, delle popolazioni e concertare con loro il futuro e quando invece si tratta del nostro progetto non considerano la popolazione titolare del proprio territorio? Hanno un concetto di democrazia che arriva addirittura a giustificare la violenza a patto che il punto di vista dominante sia il loro. Comunque" conclude ironicamente Trancassini "i verdi hanno dichiarato che questo sarà uno dei loro cavalli di battaglia elettorali, gli faccio l'in bocca al lupo". E il Sindaco cosa ne pensa della presa di posizione dei verdi reatini? "Non voglio continuare ad alimentare polemiche" esordisce Rauco "Io sto facendo il mio dovere da Sindaco per un territorio che merita rispetto, vista la grande vocazione turistica che ha. Comunque ai verdi dico: ben venga il tavolo tecnico, noi siamo disponibili. E ben venga anche il Parco del Terminillo a patto che al suo interno ci sia il nostro progetto degli impianti di risalita. Comunque voglio sottolineare come quasi tutti abbiano capito che la nostra battaglia è per tutti i comuni che ricadono nel comprensorio del Terminillo. Nelle nostre manifestazioni non c'era nessuna bandiera di partito perché abbiamo intere popolazione di ogni colore politico che ci seguono nella nostra battaglia. È ora di spegnere queste polemiche" conclude Rauco "e invito i verdi a sedersi ad un tavolo con noi e parlare finalmente in maniera pacata e tranquilla ragionando seriamente sullo sviluppo della nostra provincia".

 

("Il Messaggero" Martedì 23 Gennaio 2007)

  di VALENTINO ROSSETTI

«Presidente, Leonessa
aspetta. Se non verremo ascoltati inizieremo le pratiche per il cambio di regione e Leonessa entrerà a far parte dell'Umbria»: è lo striscione che ieri mattina è stato portato dalla delegazione di Leonessa davanti al palazzo della presidenza regionale. Un altro sit-in, il terzo, che il sindaco di Leonessa Alfredo Rauco, il vice Trancassini e gli assessori Paciucci e Pasquali hanno fatto, per ribadire al presidente regionale Piero Marrazzo, gli impegni presi riguardo gli impianti di risalita sul versante nord del Terminillo. Lo scorso giovedì, la foto della copia del Messaggero del 14 gennaio scattata a Vallonina certificò che sul quel versante, a differenza dell'altro, la neve c'era. «Possiamo solo immaginare quante persone sarebbero venute, già dall'8 dicembre, se solo ci fossero stati gli impianti: tutto in una stagione dove si registra totale assenza di neve», ha commentato il sindaco Rauco, che ha comunque definito positivo l'incontro di ieri in Regione, dove a fare gli onori di casa c'era l'assessore all'ambiente Filiberto Zaratti. «Abbiamo ricevuto rassicurazioni riguardo i ritardi che si sono verificati finora - ha spiegato Rauco - e l'incontro è stato come sempre molto franco e cordiale. La Regione sta lavorando per venire incontro alle nostre proposte e quanto prima ci incontreremo di nuovo». Una decina di giorni e forse se ne saprà di più, riguardo il "Terminillo super ski" che consentirebbe ai finora teorici 52 chilometri di piste (36 con innevamento artificiale) di prendere corpo sul versante di Leonessa. Nei giorni scorsi c'era stata anche la richiesta dello stato di calamità alla Regione per via della mancanza di neve e l'idea da parte dei comuni del comprensorio di unirsi in consorzio; oltre alle lamentele in merito al progetto impantanato a Roma. «C'è un capitale privato pronto per essere investito - ha spiegato Rauco - ma gli investitori, che hanno delle garanzie da parte delle banche, non possono aspettare all'infinito: se si continua così c'è il rischio che si rivolgano altrove. Al nord per esempio, dove verrebbero accolti a braccia aperte». Da parte della delegazione inoltre, sembrerebbe esserci la volontà di accettare il tanto agognato Parco del Terminillo: «Purché si mettano al primo posto gli impianti di risalita, così da sederci intorno ad un tavolo anche con i Verdi», ha concluso Rauco. Perché «siamo solo noi», disse qualche giorno fa Trancassini (e non era la canzone di Vasco Rossi, bensì una frecciatina), i primi ambientalisti perché in questo modo facciamo vivere la montagna».
 

("Il Tempo" 23 gennaio 2007)
Dopo la protesta del sindaco Rauco e dell’ex Trancassini «tavolo» il 9 febbraio in Regione
di MARCO FUGGETTA Ieri mattina si è consumato l'ennesimo capitolo della vicenda riguardante gli impianti sciistici del versante Nord del Terminillo. Intorno alle ore 10 il sindaco di Leonessa Alfredo Rauco, insieme al suo predecessore Paolo Trancassini e agli assessori Andrea Pasquali, Vito Paciucci e Felice Antonio Zelli, è tornato sotto le finestre della sede della Regione Lazio di Via Cristoforo Colombo a Roma ed ha ricordato al presidente Piero Marrazzo come lui, insieme ai suoi concittadini, sia ancora lì in attesa di risposte, determinato come più di due mesi fa, quando capeggiò una manifestazione di protesta con oltre 300 persone. Rauco & co. sono tornati a manifestare nella Capitale poiché, dopo l'impegno assunto da Marrazzo nell'ottobre scorso di convocare in fretta un tavolo tecnico per cercare una soluzione alla vicenda scongiurando così il rischio di perdere oltre 55 milioni di investimenti di privati, questo incontro ancora non c'è stato, nonostante per ben tre volte fosse stato convocato venendo poi puntualmente annullato. E allora, questa volta senza popolo al seguito, gli amministratori leonessani ed il consigliere provinciale hanno srotolato uno striscione con su scritto: "Presidente, Leonessa aspetta". Dopo poco più di un'ora e mezza gli amministratori sono stati ricevuti dall'assessore regionale all'ambiente Filiberto Zaratti e da un delegato del presidente, che si sono subito scusati per l'annullamento degli appuntamenti stabiliti nelle scorse settimane. Oltre alle scuse, il risultato importante ottenuto da questa manifestazione-bis è stata la convocazione "improrogabile" del tavolo tecnico per il 9 febbraio. "Quella di stamattina è stata la risposta più bella a Roberto Giocondi che ci aveva accusato di protagonismi, arroganza e metodi sbagliati - attacca Trancassini, autore di un vivace, er usare un eufemismo, scambio di vedute proprio con il vicepresidente della Provincia nel corso dell'ultimo consiglio a Palazzo d'Oltre Velino - Le nostre manifestazioni sono sempre state normali e senza distruggere nulla, lui invece con i no global ci governa insieme». E Giocondi entra nel mirino anche dell'assessore Paciucci che afferma: «È ora che la smetta di dire che il progetto iniziale era di 180 miliardi di lire ed è stato ridimensionato e cambiato dalla Provincia. Giocondi parla sapendo che quel progetto comprendeva Cantalice e Terminillo tutto. Quello di cui stiamo discutendo attualmente invece è il nostro progetto immutato rispetto all'originale consistente in 110 miliardi di vecchie lire». Tornando alle opinioni del consigliere provinciale di Alleanza Nazionale «l'importante è che l'assessore Zaratti e il delegato di Marrazzo hanno convenuto con noi che questa vicenda necessità di una soluzione in tempi brevi, vista l'importanza che riveste il progetto per tutta la provincia di Rieti e non solo per la città di Leonessa». Trancassini ha anche spiegato come Zaratti sia rimasto colpito dalle foto che gli amministratori leonessani gli hanno mostrato e che testimoniano come, nella zona dove dovrebbero sorgere gli impianti di risalita, vi sia neve perfettamente sciabile anche in queste settimane di grande carenza in tutta Italia. «È l'ennesima dimostrazione, qualora ve ne fosse stato bisogno, che non stiamo raccontando balle - concludono i leonessani - e che il nostro progetto, se realizzato, potrebbe essere una risorsa eccezionale per lo sviluppo economico di Leonessa, del Terminillo e di Rieti».

("Corriere di Rieti"  19 gennaio 2007)

Vertice tra i comuni montani  “Si ad un consorzio regionale” 

LEONESSA. Una indiscutibile unità di intenti è emersa nel corso della riunione che ha visto protagonisti i sindaci dei comuni montani del Lazio. Presenti all’incontro gli amministratori dei comuni delle province di Rieti, Roma e Frosinone, come pure molti operatori della montagna. Tutti concordi nell’adottare una delibera di giunta, il cui testo, unico per le diverse amministrazioni, sarà predisposto nei prossimi giorni. L’obiettivo è quello di avanzare la richiesta dello stato di calamità naturale alla Regione Lazio, tenuto conto delle sostanziali perdite subite dagli operatori del turismo montano a causa della mancanza di neve. Sulla sensibilizzazione dei vertici regionali ai problemi della montagna si è a lungo discusso: “Occorre fare di necessità virtù –ha detto il consigliere provinciale Paolo Trancassini, promotore dell’iniziativa-; la stagione sciistica è ormai compromessa ed è legittimo avanzare la richiesta di indennizzi. Partendo da questo dobbiamo però cogliere la sfida più importante, cioè quella di creare una struttura unitaria, un’associazione o un consorzio che dia più largo respiro alle stazioni sciistiche del Lazio e le rappresenti. Dobbiamo ritagliarci un nostro spazio”. Dal primo cittadino di Leonessa Alfredo Rauco è arrivata la proposta di un abbonamento stagionale e di uno skipass unico per tutte le stazioni sciistiche della regione. L’idea è di avviare un processo consortile con la finalità di accrescere la competitività nel mercato del turismo invernale. L’iniziativa è stata accolta con grande interesse da parte dei presenti, immediatamente pronti a discutere l’approccio operativo.

Si, dunque, ad una forma di aggregazione forte con una comune strategia, un organismo di promozione e valorizzazione che abbia al tempo stesso una valenza politica. Il consorzio dovrà, nel rispetto delle diverse realtà territoriali, farsi portavoce in Regione di una politica unitaria. Si è convenuto di affidare ad un professionista l’incarico di redigerne le linee guida. Il verbale di questa riunione sarà trasformato in comunicato stampa da diffondere nei territori interessati. A breve verrà fissata la data per un nuovo incontro. 

Daniela Caretta

("Il Messaggero"  19 gennaio 2007)

S. Antonio Abate

di SAMUELE ANNIBALDI

Fine settimana all'insegna di una delle feste più sentite in tutta la Sabina, quella in onore di Sant'Antonio Abate che si celebra con le tradizionali processioni dietro la statua del Santo accompagnata dalle Bande musicali alle quali seguiranno la distribuzione delle ciambelle preparate con le più svariate ricette, dolci oppure salate, la tradizionale benedizione degli animali e gli spettacoli pirotecnici finali. Da domani -ma il momento clou della festa è previsto per domenica pomeriggio- le varie confraternite di Sant'Antonio presenti nel Reatino festeggiano a Casperia, Cantalupo, Roccantica, Configni, Castel San Pietro di Poggio Mirteto, Torricella, Torri in Sabina, Poggio Mirteto Scalo fino a Colli sul Velino e Collevecchio. In quest'ultimo paese la festa prevede per domani mattina anche il concerto della banda e una serata danzante.
Passando ad altro tipo di appuntamenti, questa sera alle 21 al Teatro Manlio di Magliano Sabina il concerto "Blade Runner" The Rock Project. Ingresso 5 euro. Domenica pomeriggio alle 17,30 al teatro San Michele di Montopoli, appuntamento da non perdere per gli amanti del teatro in vernacolo con la compagnia Rieti Teatro che porta in scena un classico del teatro dialettale reatino "Prosperu Gioconda e Felice" scritta e diretta da Vincenzo Cenciarelli, due tempi per un'esilarante pièce che nel 1989 fu premiata a livello nazionale come miglior commedia dell'anno e che ha il privilegio di essere annoverata tra i pochissimi lavori che dal dialetto sono stati poi tradotti in lingua italiano. Sempre a Montopoli, al Barone music village stasera la musica dei Gen Mirtilli, la cover band dei Cranberries, domani sera Happy disco con Marcolino dj e domenica sera karaoke. A Casaprota torna per il terzo anno il tradizionale appuntamento con la mostra mercato del prodotto tipico: dalla mattina di domenica fino a sera un viaggio nel gusto che farà da cornice alla sagra della bruschetta preparata col pane di Casaprota abbrustolito sui bracieri e condito con l'olio extravergine di oliva Dop rigorosamente del posto. Ci saranno prodotti tipici e degustazioni con stand che arrivano da moltissimi centri del Reatino, dai vini della Vicosa di Magliano fino alle marmellate e alle mele di Amatrice, le patate di Leonessa le castagne e il miele del Cicolano, le mozzarelle di bufala della Piana reatina, la cicerchia del Turano. Alle 13 il polentone di Castel di Tora e spaghetti all'amatriciana, alle 16 vin brulé, e poi musica con la locale banda "Giuseppe Verdi", balli e musiche popolari al Tendastruttura, mostre fotografiche e degustazioni di vini al teatro comunale con l'Associazione dei Sommelier italiani. Raduno dei cavalieri sabini domenica a Passo Corese, sempre domenica sagra del polentone a Orvinio tradizionale piatto condito con sugo di carne di maiale e festa per San Sebastiano a Monte San Giovanni. Mostra di oreficeria artistica a Colli di Tora. Fiere mensili infine domenica mattina a Forano nella frazione di Gavignano e a Sant'Elpidio di Pescorocchiano dove torna il tradizionale appuntamento con Cicolano in fiera.

("Il Messaggero"  18 gennaio 2007)

RICHIESTA DELLO STATO DI CALAMITA'

di VALENTINO ROSSETTI

Richiesta dello stato di calamità alla Regione. E’ il pensiero unanime scaturito ieri pomeriggio dalla riunione informale tenutasi a Leonessa tra i sindaci dei comuni del comprensorio del Terminillo. Unico assente il primo cittadino di Cittaducale («Non ero a conoscenza della riunione, non lo sapevo», ha commentato Giovanni Falcone). Già da oggi verrà preparata la richiesta dello stato di calamità da presentare nei prossimi giorni alla Regione. Oltre a questo, anche la volontà da parte di tutti, di formare un consorzio per rilanciare l’attività turistica sulla montagna reatina.
Alla riunione erano presenti, oltre al sindaco di Leonessa Alfredo Rauco e al vice Paolo Trancassini, delegato per il Comune di Rieti (il sindaco Emili aveva delegato Costini che a sua volta ha passato la palla a Trancassini), anche i comuni di Cantalice e Micigliano, e per le altre province del Lazio Guarcino, Subiaco, Filettino, Campocatino e Picinisco. «Bisogna fare di necessità virtù - ha commentato Paolo Trancassini, dopo la riunione - La necessità è la richiesta dello stato di calamità; la virtù è la consapevolezza di dover creare un movimento politico che si faccia sentire in Regione. Noi ci sentiamo - ha concluso Trancassini senza risparmiare un pizzico di ironia - i primi ambientalisti perché in questo modo facciamo vivere la montagna». «Entro quindici giorni - ha aggiunto Trancassini - tutti i comuni saranno operativi per qualsiasi richiesta da parte dei gestori di impianti sciistici, entro breve partirà il consorzio ed entro una settimana verrà ufficialmente avanzata la richiesta dello stato di calamità alla Regione».
Negli ultimi anni tra le leggi che riguardano il Terminillo ricordiamo i Piani paesistici della Giunta Badaloni (1998) e le successive modifiche della Giunta Storace nel 2004; infine quelle della Giunta Marrazzo nel 2006.

("Il Messaggero"  18 gennaio 2007)
Gli IMPIANTI SCIISTICI DI LEONESSA
  Terminillo, meglio, Vallonina, insomma versante leonessano: la copia del Messaggero certifica la data, 14 gennaio 2007, il comitato Comprensorio Campo Stella che «il versante leonessano è il più adatto a mantenere l'innevamento per tutto l’inverno». «Ebbene sì, qui c'era gente che sciava», aveva detto in consiglio provinciale l'ex sindaco del paese, Paolo Trancassini per spronare la Provincia sulla via del "Terminillo super ski" impaludato in Regione. In consiglio, invece, nella tarda serata di martedì si è sfiorato lo scontro fisico tra lo stesso Trancassini e il presidente del consiglio Giosué Calabrese, che per tacitare il consigliere di An andato lungo nell'intervento sul bilancio gli ha spento il microfono. Apriti cielo: «Visto che chiarimenti non ne abbiamo avuti in Provincia li chiederemo alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti». A cominciare dalla manovra di ripianamento dei costi del Palasojourner e dalla transazione in atto con i pescasportivi della Valle del Salto e del Turano, «che costerà all'ente soldi che potevano benissimo essere risparmiati se solo ci avessero dato ascolto». Capitolo (di spesa) a parte, quello dell'Ato: «Spenderemo 464 mila euro (100 mila in più dell'anno scorso) non si sa bene per cosa visto che in assenza di decisioni in merito la struttura è inoperosa e considerato che a domanda nessuno ci ha dato risposte esaurienti. Sappiano allora che il comune di Leonessa non darà la sua quota annua e lo stesso chiederemo di fare agli altri sindaci». E pensare che al mattino con il presidente Fabio Melilli era stato tutto un fiorire di scuse e di buoni propositi; certo, già intorno all'una Sergio "Rambo" Pirozzi aveva questionato a lungo sulla capacità della maggioranza di rispettare i suoi impegni, appunto l'oretta di pausa promessa per il pranzo il che aveva aperto la discussione tra i fautori di un tramezzino in piedi al bar e quelli del brunch servito nell'aula attigua. Non che il tramezzino sia di destra e il brunch invece di sinistra: il problema era quello di tornare in aula e garantire il numero legale per andare avanti, sobri e leggeri. Molto leggeri.


Alessandra Lancia

("Il Tempo"   17 gennaio 2007)
Opere pubbliche e Bilancio: ok in Consiglio
di ALDO FABRIANI Pista ciclabile nella piana reatina, metanizzazione dei comuni sprovvisti di gas, banda larga, investimenti sulle fonti energetiche alternative, quali il fotovoltaico, sono queste le novità più importanti contenute nel bilancio di previsione 2007 della Provincia di Rieti oltre ad un corposo piano di opere pubbliche che prevedono interventi sulla Turanense, sulla Rieti-Torano, sulla strada 313 Ternana, sulla strada degli inglesi. Particolarmente soddisfatto l'assessore Battisti che bolla come ingenerose le accuse provenienti dall'opposizione nei confronti di un piano che ha il merito di intervenire per porre le basi di un riequilibrio del territorio provinciale. I consiglieri del centro destra hanno fortemente criticato gli interventi previsti dal bilancio ritenendolo inadeguato al rilancio ed allo sviluppo della provincia di Rieti. «E' un bilancio che non ha progettualità, non prevede sviluppo ed innovazione sul territorio - ha detto la consigliera di Forza Italia Lidia Nobili - . Ci si limita esclusivamente al quotidiano ed all'ordinaria amministrazione». Una contrarietà che si è manifestata anche nel voto, il bilancio di previsione 2007 è infatti stato approvato con i soli voti della maggioranza di centro sinistra. I consiglieri di centro destra al momento del voto sono usciti dall'aula. In precedenza la discussione si era incentrata sulle interrogazioni di Trancassini e Pirozzi rispettivamente sul Terminillo e la gestione degli impianti sportivi di proprietà della provincia di Rieti. Il consigliere Trancassini ha sottolineato che ancora una volta l'Amministrazione provinciale non ha fornito risposte esaurienti alle legittime aspettative degli operatori turistici interessati allo sviluppo del Terminillo e proprio per questo continuerà la sua battaglia insieme al comune ed ai cittadini di Leonessa. Al termine dell'assemblea consiliare Nicolai di F.I. ha presentato un o.d.g. di protesta contro i manifesti fatti affiggere da Cgil, Cisl e Uil nelle strade cittadine in occasione dell'arrivo di Epifani, Bonanni ed Angeletti che enfatizzano la marginalità della città di Rieti nel contesto economico e sociale del nostro paese. «Ritengo che tale manifesto - ha detto Nicolai - sia offensivo della storia, della socialità, della cultura della città e dell'intera provincia di Rieti».

("Corriere di Rieti"  16 gennaio 2007)

Neve. Domani vertice tra i comuni 

LEONESSA. Alle 15 di domani in municipio si terrà un incontro tra i sindaci dei comuni montani del Lazio. All’ordine del giorno la mancanza di nevicate in montagna con i consequenziali danni per il turismo e le stazioni sciistiche invernali. Lo scopo dell’incontro è il riconoscimento da parte della Regione Lazio dello stato di calamità naturale e dunque la valutazione delle reali perdite e le modalità di richiesta di indennizzi statali. Gli impianti di risalita sono chiusi ovunque e la preoccupazione dei gestori e degli operatori turistici non fa che crescere. E’ troppo caldo per la neve e le piste sono di fatto ancora verdi. I danni appaiono ingenti per quelle economie in cui la pratica dello sci rappresenta una voce importante del bilancio economico. Dopo L’aquila e Cuneo tocca ora al Lazio e ai suoi comuni sollevare il problema e far si che la norma nazionale sullo stato di calamità venga reinterpretata e applicata per la prima volta al settore del turismo montano.

L’iniziativa, partita dal Comune di Leonessa, che ha già visto l’adesione di diverse località turistiche, è indirizzata ai comuni di Guarcino, Filettino, Picinisco e San Donato, nel frusinate, a Subiaco, Micigliano, Cantalice, Cittareale, Cittaducale, Rieti, Campo Catino, Campo Staffi, Monte Livata, Prati di Mezzo Picinisco. Il Sindaco di Leonessa Alfredo Rauco ha inoltre prospettato la possibilità di avviare un processo consortile e/o associativo relativo a tutte le stazioni sciistiche del Lazio, con la finalità di accrescere la competitività nel mercato del turismo invernale.

Daniela Caretta

 

("Il Tempo"   14 gennaio 2007)
Leonessa
Impianti sciistici, il sindaco protesta davanti alla Pisana
LEONESSA — Il sindaco Rauco e gli altri componenti della Giunta e della maggioranza sono pronti ad alternarsi nel piazzale antistante il Palazzo della Presidenza, con tanto di fascia tricolore, per ricordare a Marrazzo gli impegni presi con un territorio che, seppur piccolo, merita rispetto come tutti gli altri. La protesta arriva dopo le mancate promesse sugli impianti sciistici: la regione ha cancellato una norma che avrebbe permesso la realizzazione degli impianti tramite il taglio di parte della vegetazione e il rimpianto degli alberi in altra zona. Erano stati fissati alcuni incontri, tre, per la definizione e per non perdere investimenti per 55 milioni.

("Il Tempo"   14 gennaio 2007)
Impianti sciistici a Leonessa
La Regione dimentica gli impegni, la giunta Rauco torna a Roma a protestare
di MARCO FUGGETTA Sembrava una questione in via di definizione ed invece gli impianti sciistici di Leonessa tornano al centro delle polemiche. La storia recente della vicenda leonessana è fatta di proteste popolari sotto la sede della Regione Lazio - rea di aver cancellato una norma che avrebbe permesso la realizzazione degli impianti tramite il taglio di parte della vegetazione e il rimpianto degli alberi in altra zona, in numero doppio rispetto a quelli eliminati - e di un accordo siglato con l'assessore all'ambiente Zaratti e con il governatore Piero Marrazzo per riunirsi in un tavolo tecnico e dirimere i problemi che impedivano la costruzione dei suddetti impianti. Queste vicende risalgono a più di due mesi fa, ma adesso la questione esplode nuovamente viste le "assenze" contestate alla Regione da parte dei leonessani, in primis del Sindaco Alfredo Rauco e dell'ex Paolo Trancassini. Nel corso degli ultimi due mesi per ben tre volte era stato convocato il "tavolo tecnico" tra le parti per discutere la vicenda, ma in altrettante occasioni l'incontro è evaporato, è proprio il caso di dire, come neve al sole. Sembra che, una volta per l'indisponibilità dell'assessore Zaratti e le altre due per l'impegno dell'intera giunta nell'approvazione della finanziaria regionale e per un'udienza con il Santo Padre, gli incontri sono stati cancellati nell'immediata vigilia del loro svolgimento. Legittime le motivazioni, ma i leonessani cominciano a sentirsi presi in giro e non vogliono aspettare che il progetto naufraghi definitivamente, perdendo quindi oltre 55 milioni di investimenti privati e una grande opportunità di rilancio per l'intera zona del versante Nord del Terminillo. Il primo ad attivarsi per quello che ha definito "un inspiegabile stallo" è stato il primo cittadino Rauco che ha preso carta e penna, scrivendo all'ex conduttore di Mi Manda Raitre. "Su nostra insistente pressione sono state fissate tre date per il primo incontro del tavolo tecnico, tutte, alla vigilia, rinviate e così sono passati altri mesi senza nulla, senza risposte, senza impegni concreti che potessero riempire di contenuto le sue parole di incoraggiamento al nostro progetto" si legge in un passaggio della lettera inviata al Presidente della Regione "Ovviamente questo stallo scoraggia gli investitori e mette gravemente a rischio la possibilità che il progetto si realizzi. A tutto ciò aggiunga che in questa stagione, nella quale si registra la crisi di tutte le stazioni sciistiche del Lazio per assenza totale di neve, se fossero stati realizzati i nuovi impianti di Leonessa si sarebbe potuto sciare negli stessi a partire dall'otto dicembre". Per ora la strategia dei leonessani non prevede un nuovo "esodo" di cittadini sotto le finestre della sede regionale di Via Cristoforo Colombo "ma, dai primi giorni della prossima settimana" spiega ancora il Sindaco "io e gli altri componenti della Giunta e della maggioranza ci alterneremo nel piazzale antistante il Palazzo della Presidenza, con tanto di fascia tricolore, per ricordare a Marrazzo gli impegni presi con un territorio che, seppur piccolo, merita rispetto come tutti gli altri".

("Corriere di Rieti"  13 gennaio 2007)

Manca la neve, chiesto lo stato di calamità alla Regione Lazio 

LEONESSA. Un problema, quello legato alla mancanza di neve, che rischia di compromettere l’intera stagione turistica invernale. Per questo Leonessa si è fatta promotrice di un’iniziativa volta ad ottenere da parte della Regione Lazio il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Richieste analoghe sono state avanzate da altri enti locali in tutta Italia, dalla provincia di Cuneo a L’Aquila. Ed è la prima volta che la proposta di tali indennizzi viene pensata per il settore del turismo montano. Quel che è certo è che il danno c’è per chi sulla montagna e sulla neve investe. E’ fissata per mercoledì prossimo alle 15 in municipio a Leonessa una riunione con gli altri comuni montani del Lazio per discutere il problema neve e costituire un comitato all’uopo con Leonessa capofila, al fine di valutare la portata del danno arrecato e le modalità di richiesta di eventuali aiuti statali. “Inoltre –ha aggiunto il primo cittadino Rauco- nostro intendimento è poter realizzare uno skipass comune da utilizzare in tutte le stazioni sciistiche della nostra regione”. All’iniziativa leonessana hanno aderito altre località, in primis Campo Staffi, nel comune di Filettino, in provincia di Frosinone, una delle migliori stazione sciistiche del centro Italia. Piste da sci eccezionalmente chiuse anche nelle stazioni della Ciociaria per quella che viene definita una stagione nera, da dimenticare. Gli operatori turistici, albergatori e commercianti leonessani, sono seriamente preoccupati per la mancanza della coltre bianca. A questa preoccupazione si unisce quella dell’amministrazione comunale e della cooperativa locale Cooseco, che gestisce gli impianti di Campostella: “Quest’anno ci siamo attivati prima proprio per anticipare l’apertura degli impianti –ha dichiarato Rauco-; per il ponte dell’Immacolata tutto era pronto! L’Ustif ha dato il suo benestare per il prolungamento della vita tecnica delle piste da discesa Campo Scuola e Rubbio e gli operai del comune ed il personale della cooperativa, coordinati dall’assessore delegato agli impianti Vito Paciucci, si sono messi all’opera per sistemarle ed effettuare le prove induttive sulle funi nei tempi previsti.”. Ma la neve e il freddo tardano ad arrivare in quest’inverno atipico che, secondo gli esperti, è il più caldo dal 1860.  

Daniela Caretta

("Il Tempo" venerdì 12 gennaio 2007)
 
All’odg del Consiglio Provinciale impianti sciistici, sit-in dei leonessani alla Regione Lazio
di PAOLO DI LORENZO Dopo la delusione la protesta. Una delegazione guidata dal sindaco Rauco ha iniziato il sit-in dei leonessani nel piazzale antistante la Regione Lazio. Per ora si tratta solo della manifestazione di pochi perché si spera, entro breve, che il presidente Marrazzo convochi il tavolo tecnico utile a sbloccare la realizzazione di nuovi impianti sciistici nel versante nord del Terminillo. «La Regione Lazio aveva promesso lo sblocco dei nostri progetti – ha osservato il sindaco di Leonessa Alfredo Rauco – Marrazzo si era preso l’impegno di risolvere, attraverso un tavolo tecnico, tutti gli impedimenti frapposti da Verdi, comunisti ed ambientalisti estremisti al nostro ambizioso progetto di dotare la montagna di moderni impianti di risalita e invece continua il silenzio. Ben tre riunioni sono saltate e gli investimenti sono fermi al palo. Per ora non vogliamo scomodare nuovamente tutti i leonessani a scendere a Roma per protestare; sarà una delegazione della nostra Giunta che stazionerà nel piazzale antistante i suoi uffici in attesa di un incontro operativo con la sua persona e i suoi collaboratori. Ma se saremo costretti la manifestazione potrebbe tornare più massiccia». «Per ora resta bloccato qualsiasi progetto sciistico da realizzarsi sulla nostra montagna – ha sottolineato il consigliere provinciale Trancassini – il centro-sinistra ha fatto passare, colpevolmente, l'abrogazione di una legge fatta dall'Udc Ciocchetti e dall'ex presidente Storace circa l'ampliamento e la modernizzazione dei bacini sciistici. Insomma niente piste nuove, niente cabinovie, niente ammodernamenti, nonostante la proposta parli di riposizionamento di due alberi per ogni eventuale albero abbattuto». E in effetti, proprio il 16 gennaio, si terrà un Consiglio Provinciale straordinario per dare risposte esaustive a Trancassini e ai leonessani. Sulle argomentazioni si pronuncerà il vice presidente Giocondi, che gestisce la delega sull’intero massiccio del Terminillo. Ma nel prossimo Consiglio ci sarà spazio anche per le risposte alle interrogazioni di Pirozzi circa l’utilizzo degli impianti sportivi e per l’approvazione del Bilancio di Previsione 2007.
 
 

("Il Messaggero"  12 gennaio 2007)

E’ l’amianto delle polemiche. E anche dei giorni in cui le accuse di abuso d’ufficio e creazione di una discarica abusiva, ipotizzate dalla procura che ha fatto sequestrare 40 mila metri quadrati dell’ex Bosi, vengono respinte con forza dal sindaco di Leonessa Alfredo Rauco e dal suo predecessore Paolo Trancassini, indagati insieme all’assessore alla Sanità Maurizio Rosati. «Per quanto riguarda la presenza di amianto nell’area dove sono stati abbattuti i capannoni e che è stata poi trasformata in area artigianale, noi abbiamo uno studio realizzato dall’Asa, una società specializzata, secondo il quale la presenza di questo materiale in realtà è superficiale - afferma Trancassini - e l’accertamento fu fatto eseguire subito dopo che apparvero le prime notizie sui giornali. Dunque non capisco cosa abbiamo omesso di fare. In precedenza, per quanto riguarda la vendita dei lotti e le aziende che vi hanno costruito gli edifici e che oggi minacciano cause di risarcimento, posso dire che la concessione viene rilasciata solo in presenza di un perizia geologia favorevole. Ora abbiamo richiesto copia al Genio Civile, ma ogni nostro atto è regolare. Se però ci sono state delle omissioni, allora qualcuno dovrà assumersi le sue responsabilità. Per quanto riguarda i Verdi e le dichiarazioni di Lorenzetti sulla presenza dell’amianto, posso solo dire che capisco la ricerca di visibilità di un partito che va scomparendo, ma la realtà è diversa e le nostre analisi ci confortano».
In sintonia con Trancasini è il sindaco Rauco. «Intanto presenteremo ricorso al tribunale del Riesame con l’avvocato Lerardi per ottenere il dissequestro dell’area, ma voglio ricordare che già nel 2005, dopo i primi allarmi, emisi un’ordinanza di sospensione per le attività artigianali. Quindi chiesi ai titolari una relazione sul tipo di materiali presenti nei loro insediamenti, ma solo uno mi ha risposto. A quel punto - spiega il Sindaco - il comune ha affidato un incarico per l’esecuzione dei sondaggi a una società romana e il risultato è stato confortante perchè non è emerso alcunchè di preoccupante nè in superficie, ne nel sottosuolo. Il poco amianto riscontrato è pericoloso solo se viene polverizzato, altrimenti non provoca danni all’ambiente e alla salute».
Intanto in procura si continuano a esaminare le carte dell’indagine che si fondano su diversi accertamenti condotti dall’Asl e dall’Arpa che contrastano con quelli dell’Asa effettuati per conto del Comune. A questo punto non è neppure escluso l’affidamento di una super perizia a un collegio di esperti.

("Il Tempo" giovedì 11 gennaio 2007)
Impianti sciistici, il sindaco alza la voce: «Tradimento»
IL presidente Marrazzo sta «tradendo» la promessa fatta ai leonessani. Dopo l’impegno solenne a Roma di risolvere il "blocco” delle nuove piste da sci sul versante nord del Terminillo nulla è più successo. E ora gli investitori rischiano di fuggire davanti a tanta incertezza amministrativa e politica. «Siamo davvero amareggiati per il comportamento della Regione Lazio – ha osservato il sindaco di Leonessa Alfredo Rauco – Marrazzo si era preso l’impegno di sbloccare, attraverso un tavolo tecnico, tutti gli impedimenti frapposti da Verdi e comunisti al nostro ambizioso progetto di dotare la montagna di moderni impianti di risalita e invece siamo al solito assordante silenzio. Ben tre riunioni sono saltate e gli investimenti sono fermi al palo. La cosa più grave è che in questa stagione così avara di neve, se ci fossero state le piste sul nostro versante si sarebbe sciato già dall’8 dicembre. Per ora non vogliamo scomodare nuovamente tutti i leonessani a scendere a Roma per protestare; sarà una delegazione della nostra Giunta che stazionerà nel piazzale antistante i suoi uffici in attesa di un incontro operativo con la sua persona e i suoi collaboratori». Naturalmente, sarà della partita anche il consigliere provinciale Paolo Trancassini. «Da una parte parlano di sviluppo del turismo e della montagna e dall'altra mortificano le nostre famiglie, cedendo ai ricatti della cultura del No di Verdi, comunisti e post-comunisti». Ma riepiloghiamo sul «che cosa» è successo. Nonostante i proclami fatti poco più di un anno fa in campagna elettorale, la Giunta rosso-verde della Pisana ha votato investimenti solo per il litorale romano e ha bloccato qualsiaisi progetto da realizzarsi in montagna, attraverso l'abrogazione di una legge fatta dall'Udc Ciocchetti e dall'ex presidente Storace circa l'ampliamento e la modernizzazione dei bacini sciistici. Insomma niente piste nuove, niente cabinovie, niente ammodernamenti, nonostante la proposta dei leonessani parli di riposizionamento di due alberi per ogni eventuale albero abbattuto. Cosa recitava la legge approvata dal centro destra regionale? «Testualmente recitava - ha precisato Costini - Qualora lo sviluppo delle attività sportive comporti la necessità di razionalizzare o integrare bacini sciistici intercomunali si fa ricorso ai programmi di intervento previsti dall'art. 31 bis, anche in deroga a quanto disposto dall'art. 10, comma 8, fermo restando il rimboschimento compensativo con specie autoctone. In altre parole, difendendo l'ambiente si potevano migliorare piste ed impianti di risalita sulle nostre località sciistiche».

("Corriere di Rieti"  11 gennaio 2007)

“Nuovi impianti, per ora solo parole” Il primo cittadino ha scritto al presidente Marrazzo 

LEONESSA. “Nessun tavolo tecnico è stato intavolato e le tre date, fissate su nostra insistente pressione per il primo incontro, sono state tutte, alla vigilia, posticipate”. E’ quanto si legge nella lettera inviata dal primo cittadino Rauco al Presidente della giunta regionale Piero Marrazzo. Una soddisfazione di breve durata, dunque, quella provata dalla delegazione leonessana all’indomani dell’incontro in Regione dello scorso ottobre: “Altri mesi sono passati senza impegni concreti che potessero riempire di contenuto le sue parole di incoraggiamento al nostro progetto”, continua il sindaco.

Oggetto del contendere, ancora una volta, il progetto di realizzazione di nuovi impianti presentato dalla società Isic Spa, che prevede un finanziamento privato su Leonessa di circa 55milioni di euro.

Con legge finanziaria regionale per l’esercizio 2006 veniva soppresso l’art. 3bis della legge regionale 18/2004, introdotto dall’allora presidente Storace (“Qualora lo sviluppo delle attività sportive comporti la necessità di razionalizzare o integrare bacini sciistici intercomunali si fa ricorso ai programmi di intervento anche in deroga a quanto disposto dall’art. 10, comma 8, fermo restando il rimboschimento compensativo con specie autoctone”). La norma avrebbe consentito la realizzazione di nuove piste fermo restando che il taglio di alberi necessario sarebbe stato comunque compensato dalla ripiantumazione del doppio delle piante tagliate. Nei confronti del provvedimento la popolazione di Leonessa manifestò civilmente il suo dissenso e, di fronte alla difficoltà di un incontro con i vertici regionali, il sindaco lanciò una provocazione, minacciando l’annessione del territorio all’Umbria. Proprio queste iniziative sortirono l’effetto desiderato, quello cioè di un incontro diretto con il presidente della regione Lazio Marrazzo. Il tavolo di discussione, che dalla settimana successiva avrebbe dovuto essere intavolato alla presenza del vicepresidente della giunta regionale Pompili e dell’assessore all’ambiente Zaratti, addetti ai lavori, di fatto non è stato mai convocato. Rauco conclude la lettera palesando l’intenzione di tornare nei prossimi giorni alla Pisana “per ricordare gli impegni presi e non mantenuti e il timore di perdere i finanziamenti, ma soprattutto per sottolineare che Leonessa merita rispetto, come ogni altro territorio, piccolo o grande che sia”. 

Daniela Caretta

("Il Tempo" giovedì 11 gennaio 2007)
Paolo Trancassini e Alfredo Rauco in coro: «È la classica tempesta in un bicchier d’acqua»
di MARCO FUGGETTA Scandalo o polverone? Non ha dubbi Paolo Trancassini, indagato insieme con l'attuale sindaco di Leonessa Alfredo Rauco e al vice Maurizio Rosati nell'inchiesta sull'area dell'ex -Bosi, "è solo una tempesta in un bicchier d'acqua". Una tempesta - indagine che prende le mosse dal sottosuolo dell'area, ora artigianale, nella quale sono stati individuati residui di amianto e per la quale, di conseguenza, sono nati problemi per il rilascio di concessioni edilizie a privati che vi hanno insediato la propria attività. L'ex sindaco di Leonessa, ora consigliere provinciale di An, si dice "sereno, tranquillo e sicuro che ne usciremo assolti e totalmente puliti. Anche se" sottolinea "mi piacerebbe ricordare che nella peggiore delle ipotesi, che comunque non si avvererà, noi saremo inquisiti per aver procurato un vantaggio all'amministrazione comunale di Leonessa. Non un'onta di questi tempi" dice sorridendo. Venendo però ai fatti, quale è la versione di Trancassini sull'affaire ex-Bosi? "Voglio ricordare come assolutamente tempestivamente e precedentemente alle comunicazioni della procura il Sindaco ha dato mandato a tecnici altamente professionali di effettuare dei sondaggi e delle verifiche nella zona". Il risultato? "Il risultato è che non c'è quello che è stato rappresentato in questi giorni". Ma come, niente amianto? "L'amianto c'è ma in quantità ridicole, da microscopio. Tra l'altro" prosegue Trancassini "aree del genere possono essere bonificate in diverse maniere e vorrei ricordare anche come in alcuni casi può risultare più dannoso rimuovere l'amianto che non cementificare sopra, trattandosi tra l'altro di aree artigianali e non di scuole o ospedali". Allora adesso cosa farete? "Innanzitutto abbiamo già avviato la procedura per chiedere il dissequestro dell'area". E per quanto riguarda le accuse riguardo le concessioni edilizie? "Vorrei chiedere all'avv. Mattucci cosa c'è scritto nelle relazioni geologiche presentate per le concessioni? Io non faccio il geologo ma facevo il sindaco di Leonessa e l'avv. Mattucci sa che, se le documentazioni sono in regola, l'amministrazione comunale deve, e sottolineo deve, rilasciare le concessioni, altrimenti il privato potrebbe rivolgersi alla Regione. Questo significa che noi, anche in questo caso, ci siamo mossi nell'assoluta legalità". Sin qui la versione dei fatti dell'ex Sindaco di Leonessa. Ma, si sa, la politica invade ogni campo, e allora ai commenti del Verde Lorenzetti non ha voluto far mancare la risposta il consigliere provinciale aennino. "Colgo l'occasione per ricordare come gli unici problemi per i Verdi di Rieti continuino a chiamarsi comune di Leonessa, comune di Rieti e Magliano Sabino. Non riterrò credibile Lorenzetti finché non si occuperà anche di amministrazioni politicamente a lui amiche. Con tutto l'amianto che c'è in giro Lorenzetti è venuto fino a Leonessa per cercare quattro microparticelle?". Ora non resta che attendere che la magistratura stabilisca se sia trattato di scandalo o di tempesta in un bicchier d'acqua. E che, in ogni caso, si provveda ad effettuare le necessarie bonifiche dovunque se ne palesi il bisogno.

("Il Tempo" mercoledì 10 gennaio 2007)
«La verità sull’amianto sta emergendo»
«AVEVAMO denunciato tutto da oltre un anno e ora finalmente la verità sull'amianto nell'area ex Bosi a Leonessa sta emergendo». È il commento di Roberto Lorenzetti, responsabile provinciale dei Verdi di Rieti, sulla vicenda che coinvolge il sindaco in carica di Leonessa, Alfredo Rauco, l'ex primo cittadino Paolo Trancassini, attuale consigliere provinciale di An e l'assessore alla Sanità sempre del comune leonessano, Maurizio Rosati, indagati, secondo quanto riportato da un quotidiano locale, per abuso di ufficio e reati ambientali in merito alla presenza di amianto sui terreni, circa 40 mila metri quadri, su cui sorgevano i capannoni dell'ex azienda Bosi. L'area era stata data in concessione edilizia per costruire insediamenti artigianali, ma, secondo la tesi dell'accusa che ha posto il terreno sotto sequestro, senza che, prima della vendita, si fosse provveduto alla bonifica. «All'atto della nostra denuncia assistemmo a una levata di scudi da parte dell'amministrazione comunale leonessana che smentì con forza le nostre accuse - commenta Lorenzetti - Ora non dovranno più rispondere a noi Verdi, ma alla magistratura. Gli esami dei terreni eseguiti dal dipartimento specializzato sull'amianto della Asl di Viterbo non lasciano dubbi. Il danno ambientale è enorme, e ora la bonifica sarà una operazione costosissima. La questione di Leonessa ripropone il tema delle presenze di amianto in troppe zone della provincia e all'interno della stessa Rieti. I comuni dovrebbero avviare un censimento delle presenze di amianto sul loro territorio e avviare una progressiva bonifica».

 

("Il Messaggero"  10 gennaio 2007)

Se la ricorda, altro che se se la ricorda l’ex Bosi. Se non altro perché gli costò tre processi e una condanna definitiva per abuso d’ufficio che gli impedì, nel 2000, di candidarsi alle elezioni amministrative di Morro in quanto il tribunale lo dichiarò ineleggibile. Oggi di quella vicenda Galafro Conti, ex sindaco di Leonessa, conserva un fastidioso ricordo anche se dopo anni ha ottenuto dalla Corte d’Appello la riabilitazione (il ricorso è stato curato dall’avvocato Giuseppe Casciani) e ora il suo certificato penale risulta di nuovo immacolato. A farlo finire sotto processo, un dibattimento assai combattuto e non privo di colpi di scena, fu la concessione che rilasciò in qualità di sindaco alla società Leonessa srl che voleva realizzare un intervento sull’area dove era stato abbattuto un capannone dell’ex Bosi, il cui terreno ricade nel sequestro disposto adesso dalla procura. Conti fu accusato di abuso d’ufficio perché risultò il progettista del piano di intervento e rilasciò un parere di fattibilità relativo alle opere di riconversione e rifacimento del capannone. Un conflitto di interessi che lui negò sempre, sostenendo che il parere rilasciato era successivo al nulla osta dato alla pratica dalla commissione edilizia comunale e dunque ininfluente ai fini dell’approvazione. Non la pensarono così nel 1993 i giudici di Rieti, quelli di Appello e pure la Cassazione che confermò la condanna riportata dall’ex sindaco. Per quanto riguarda la riconversione, nessun intervento fu mai realizzato, nonostante il parere favorevole espresso dal Commissario liquidatore nominato per il crack dello stabilimento, e questo fece crescere maggiormente le polemiche perché in precedenza il comune aveva respinto l’offerta presentata dall’impresario Marcello Nicoli che avrebbe voluto realizzare su quell’area uno stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua minerale. L’amministrazione preferì bandire una gara pubblica vinta dai fratelli Piva i quali demolirono solo il fabbricato industriale.
M.Cav.

("Il Messaggero"  10 gennaio 2007)

«Finalmente la tragica verità sull’amianto nell’area ex Bosi è venuta alla luce. All’atto della nostra denuncia assistemmo ad una levata di scudi da parte delComune che smentì con forza le nostre accuse. Ora non dovranno più rispondere a noi Verdi, ma alla magistratura, e questo perché quanto noi sostenevamo e denunciammo accompagnando il tutto con una apposita documentazione fotografica, è risultato assolutamente vero. Gli esami dei terreni eseguiti dal dipartimento specializzato sull’amianto della Asl di Viterbo non lasciano dubbi, il danno ambientale è enorme, e ora la bonifica sarà una operazione costosissima, sicuramente molto di più di quanto non lo sarebbe stato se si fosse proceduto alla demolizione dei capannoni ex Bosi a norma di legge. La questione di Leonessa ripropone il tema delle presenze di amianto in troppe zone della provincia e all’interno della stessa Rieti. Ora chi pagherà il danno ambientale della bonifica di Leonessa? Il comune, quindi i cittadini stessi. E chi pagherà il costo sociale del danno ambientale causato? Ancora una volta i cittadini. E cosa risponderanno questa volta gli amministratori di Leonessa ai loro cittadini che hanno vissuto per anni nel potenziale pericolo dell’esposizione alle polveri di amianto che provocano il tumore dei polmoni anche dopo 10-15 anni dall’esposizione?».
Roberto Lorenzetti (I Verdi)

("Il Messaggero"  10 gennaio 2007)

di MASSIMO CAVOLI

Sia detto per inciso e senza ipocrisie: che l’area di 40 mila metri quadrati sulla quale sorgevano i capannoni dell’industria di legname Bosi, nascondesse amianto e altri rifiuti tossici provenienti dalle demolizioni, non era un mistero per nessuno. Tanto più a Leonessa. Quello che invece, ad avviso della procura, appare sconcertante è il fatto che nel 2001 il Comune, quindi durante la gestione Trancassini (indagato per abuso d’ufficio insieme al sindaco Rauco e all’assessore Rosati), era stato avvertito della presenza di materiali pericolosi dai titolari di una carrozzeria (l’atto è allegato al’inchiesta), ma nonostante questo non era stato predisposto alcun intervento di bonifica sull’area trasformata in artigianale con delibera del consiglio comunale. Ora resta da capire fino a che punto se in Comune ”sapevano” e, in caso affermativo, perchè non sono state sospese le licenze edilizie. Resta il fatto che adesso a Leonessa, dove coloro che abitano a ridosso dell’area contaminata appaiono preoccupati per le possibili conseguenze igienico-sanitarie, rischia di innescarsi un lungo contenzioso civile tra l’amministrazione e chi aveva già costruito e poi si è visto sospendere l’attività quando la questione-amianto esplose. E’ il caso della falegnameria Chiaretti e dell’azienda per la lavorazione del marmo di Mariano Zelli che avevano acquistato i lotti per la loro attività. Da un anno, però, sono ferme dopo l’ordinanza emessa dal sindaco Alfredo Rauco all’indomani delle allarmanti relazioni presentate da vigili urbani e tecnici comunali, e adesso la situazione si è ulteriormente complicata.
«Dall’Asl abbiamo però ottenuto un progetto favorevole per il risanamento dei lotti - chiarisce l’avvocato Mauro Mattucci che assiste le due imprese artigiane - con il quale presenterò istanza alla procura per chiedere un dissequestro provvisorio. Una volta bonificate le aree sarà possibile chiedere il dissequestro definitivo in modo da consentire alle ditte di riprendere la produzione. Non si può infatti ignorare come sia la falegnameria che l’azienda di marmi abbiano già riportato danni economici consistenti a causa del fermo dell’attività aperta ricorrendo all’apertura di mutui bancari che devono comunque essere restituiti». Nessuna reazione ufficiale, invece, dal comune di Leonessa che probabilmente ricorrerà al tribunale del Riesame contro il sequestro, se non altro per avere visione degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero Lucia De Santis, la cui inchiesta avrebbe ricevuto l’avallo (previsto dalla nuova legge sui poteri del procuratore) anche del capo dell’ufficio Ugo Paolillo. Ma mentre l’inchiesta sull’amianto è giunta a una svolta, altre indagini sono pendenti in procura. Riguardano, manco a dirlo, il rilascio di concessioni edilizie per l’ampliamento di strutture alberghiere e impianti sportivi annessi in aree vincolate, la costruzione di vari edifici in zone agricole e, più in generale, tutti i permessi che abbracciano un periodo che va dal 2000 al 2004. Il tutto partito da esposti presentati da un professionista leonessano, trapiantato a Roma.

("Il Tempo"   28 dicembre 2006)

 
Nel marzo 1944 i partigiani uccisero Assunta Vannozzi a Capo d’Acqua    di SABINA BIRAGHI
 Un po' di ossa, una pallottola e le ombre lunghe di un dopoguerra, quello degli anni 1945 e 1946, scritto solo dai vincitori, con le loro fosse Ardeatine e le innumeri stragi imputate alla Repubblica Sociale, senza che nessuno mai parlasse della strage di Oderzo e dell'eccidio di Codevigo con le loro centinaia di cadaveri o delle infinite vendette personali condotte in nome della Liberazione. Così quelle ossa e quella pallottola, scavate fra Morro Reatino e Leonessa, riportano al periodo buio di quegli anni, tanto buio e tanto dimenticato da giacere, dopo il loro ritrovamento da parte dello storico Pietro Cappellari e dell’archeologo Mario Polia, nelle cantine del Tribunale di Rieti senza che di esse nulla si sia più saputo. Cappellari e Polia non sono due scavatori dilettanti, in vena di eccitanti scoperte: sono due personaggi dall’accertato valore, Polia è un luminare dell’archeologia, Cappellari un ricercatore che insieme allo studioso Enrico Carloni, con la Fondazione Istituto Storico della Rsi di Terranuova Bracciolini (www.istitutostoricorsi.org) tentano da tempo di riportare un minimo di equilibrio storico nelle vicende dell’immediato dopoguerra, quando i regolamenti di conti si intrecciarono alle vicende politiche e spesso le utilizzarono quale comodo schermo. Ma veniamo ai fatti: dopo la regolare denuncia ai carabinieri di Leonessa, l’inquietante cassetta, dal 26 agosto 2004, riposa nel tribunale di Rieti o, meglio, nel "limbo" del tribunale visto che non si sa nemmeno a quale magistrato sia stato affidato il caso, né alcun magistrato ha convocato i due ricercatori per avere qualche informazione in più, almeno capire perché e cosa i due stessero cercando. È quella specie di censura, accompagnata da un denso velo di indifferenza che accompagna tutte le vicende legate al dopoguerra, a quegli anni 45 e 46, che sembrano cristallizzate in un equilibrio che tutti preferiscono non toccare, se non addirittura evitare. Quelle ossa, secondo Cappellari, potrebbero appartenere a due ragazzi della Rsi che furono fucilati insieme ad altri giovani di Poggio Bustone, non dai tedeschi, ma dai partigiani come accadde ad altri, uomini e donne, nel territorio reatino. Il sottotenente Cappellari, infatti, sta conducendo da sei anni una ricerca storica sui crimini dimenticati della guerra civile che infiammò l'Appennino umbro-laziale tra le province di Perugia, Terni e Rieti. Un lavoro non facile. Viene fondato un comitato scientifico, al quale partecipa anche il ricercatore Enrico Carloni, di Napoli, che da 25 anni si occupa di queste vicende e si avvia un'opera di rivisitazione di tutto ciò che accadde su quelle montagne in quegli anni bui. Viene raccolto materiale documentale e si avvia un lavoro di catalogazione mai fatto prima. Nel 2000 la prima scoperta sensazionale, la storia di Assunta Vannozzi, una donna di Capo d’Acqua di Leonessa, assassinata dai partigiani senza alcun apparente motivo. Accadde all’indomani dell'occupazione di Leonessa da parte delle forze "di liberazione", in quel territorio che nell’inverno freddo isola i piccoli centri l’uno dall'altro. Lì agivano gli uomini della "Brigata Gramsci" che operavano in quella terra di nessuno prendendo di mira i paesucoli. Il 15 marzo del 44 le camicie nere della Gnr vengono fatte rientrare, la loro presenza, come quella dei carabinieri ottocenteschi, pochi e male armati, non potevano certo contrastare i partigiani. Ma gli stessi partigiani si limitavano ad azioni dimostrative, con sfilate nei paesi, temendo l’intervento delle truppe tedesche. Il 16 marzo occupano Leonessa, tutto sommato senza troppe violenze, ma dopo poche ore il passaggio di una camionetta tedesca induce i partigiani alla ritirata sulle montagne nel timore di un intervento massiccio dell'esercito germanico. Tuttavia Leonessa, priva anche del presidio della Gnr, restava terra di nessuno, dove in pratica chiunque poteva fare quel che gli pareva. In questo clima, il giorno dell'occupazione, quattro partigiani, riconosciuti come tali nel dopoguerra, prendono e raggiungono Capo d’Acqua, poche case su per la montagna, senza nemmeno una strada. Arrivano, passando per i sentieri, entrano in una casa dove vive Assuntina Vannozzi, una donna di trent'anni con il figlioletto di due. La donna è a letto, malata, le strappano il bambino, poi la buttano dalle scale, uccidendola. Non si sa perché: la donna non aveva contatti con la Rsi, non faceva politica, era vissuta sempre in montagna. La donna, che aveva una piccola terra e qualche animale, veniva utilizzata come "rifornimento viveri" dalle bande partigiana, fino a quando, esasperata, minacciò di andare a Rieti a denunciare le vessazioni. Il figlio Luigi Montini (che peraltro al tempo aveva solo due anni e che oggi vive a Milano) "giustifica" così l'assassinio della madre: «Era vista come un potenziale nemico». Ma per quell’uccisione un vero motivo non c’era, se si escludono quelli personali, molte volte in quei mesi coperti dalla lotta partigiana per arrivare a regolamenti di conti privatissimi. È il primo di una serie di episodi di violenza che portano il marchio delle bande partigiane, che hanno preso coraggio dallo sbarco, a fine gennaio 44, delle truppe americane a Nettuno. Molti partigiani sono uomini renitenti alla leva, disertori o sbandati del regio esercito scappati dalle caserme che non potendo rientrare dove c’era il fronte si univano in bande. Fino a quel momento solo imboscati nelle montagne, sull'Appennino umbro-laziale, occupati in una sorta di guerriglia che esplode dopo la liberazione in episodi cruenti. In questo clima si arriva anche all'uccisione del commissario Francesco Pietramico, abruzzese d'origine, una persona onesta, assassinato non perché fascista, ma in quanto controllore dei movimenti dei bovini e del grano stava andando a denunciare qualche episodio di mercato nero a Rieti. Viene fermata la corriera sulla quale viaggiava, l'uomo trascinato fuori, assassinato e lasciato in mutande nella neve. L'omicidio è rivendicato da una banda comunista, perché la "Gramsci" nascerà solo qualche mese dopo. La situazione precipita e il 10 marzo c’è la strage di Poggio Bustone. Un reparto fascista che viene in paese per prelevare alcuni renitenti alla leva viene attaccato dai partigiani: alcuni riescono a fuggire, ma altri si rifugiano in paese. Vengono catturati dopo che si sono arresi, sono undici, vengono fucilati ed i loro corpi seviziati. Altri due ragazzi vengono trascinati il giorno dopo sulla montagna ed uccisi. I loro corpi mai ritrovati. Cappellari e Polia ritengono che forse, quelle ossa ritrovate insieme al proiettile potrebbero essere proprio di quei giovani. Senza dimenticare Domenico Aquilini, accusato di essere fascista benchè fosse soltanto una guardia forestale, prelevato a Posta, ucciso e seviziato a Leonessa, perché così i partigiani evitarono la rappresaglia. E ancora, Jolanda Dobrilla, sedicenne nata a Capodistria, uccisa a Finocchieto di Stroncone, dai partigiani con una bomba in mano solo perché parlava il tedesco. A Rieti si ignorava quanto stesse accadendo su quei monti coperti di neve e nulla si seppe quando a metà marzo, dopo l'occupazione di Leonessa, Assunta Vannozzi venne "giustiziata". Nelle cronache partigiane non c’è traccia di queste morti, ma nella memoria della gente? «Il clima di quei giorni era di terrore, nessuno fra coloro che avevano avuto parenti in camicia nera pareva volerne conservare il ricordo - spiega lo storico Cappellari - e coloro che non erano stati coinvolti con il regime se ne facevano uno scudo, osservando i primi con nemmeno tanto velato sospetto. I partigiani avevano acquisito un potere notevole, controllando il territorio con una sorta di polizia autonominata che incuteva timore. Così chi non era stato direttamente coinvolto con il fascismo si allineò subito al nuovo ordine, a molti degli altri non restò che andarsene». Alla fine del 1944 i partigiani vengono disarmati dagli inglesi e lo stesso partito comunista li liquida. Quando nel 1949 è ormai chiaro che non c'è possibilità d'insurrezione, i partigiani non esistono più ed Alfredo Filipponi, comandante della brigata Gramsci viene addirittura espulso dal partito Comunista italiano. Restano un numero sterminato di morti, da una parte e dall'altra, la cui storia ancora non è stata scritta. Come nel caso di Assuntina Vannozzi. «Mi capitò per caso - è ancora Cappellari che racconta - che qualcuno mi parlasse di questa donna. Ho casa a Leonessa, mi sono sempre interessate le vicende della gente e così cerco di capire. Ho trovato omertà e silenzi. Finché qualcuno, nella frazione, mi disse: l'hanno ammazzata i tedeschi. Una versione ufficiale, partigiani o tedeschi era lo stesso. Epurata dalla memoria del territorio, nessuno sa che è successo, chi ne ha parlato ne ha infangato la memoria a livello di denuncia penale. Tutte le persone innocenti uccise dai partigiani erano spie e avevano contatti sessuali con i tedeschi, quindi puttana e che faceva la spia». C'è amarezza nelle parole del ricercatore, ricordando come nell'enciclopedia della resistenza non c'è il nome di Assuntina, ma si dice: «Uccisa giustamente dai partigiani prostituta e spia al servizio dei tedeschi». Certo, furono fatti dei processi ad un po' di partigiani arrestati. Processi tutti finiti con il non luogo a procedere perché "si era trattato di azioni di guerra". Quindi tutti amnistiati con il "decreto Togliatti" e tutti a casa. Accanto a quelle famiglie cui avevano ammazzato padri, figli, parenti. Azioni di guerra, anche se quelle azioni, con i tedeschi e con la guerra non c'entravano niente. Pietro Cappellari è un fiume in piena, non ci sta a quella che lui definisce una "mistificazione" della storia degli anni del dopoguerra: «Troppa gente ci ha campato, scrivendo libri e libri che indirizzavano la storia a senso unico, fino a quando si è arrivati a un punto che era impossibile sostenere ancora certe cose. Si è arrivati alle foibe ed allora quegli stessi che le negavano si son buttati sull'argomento, pur di non perdere il monopolio della ricostruzione storica a propria misura. Ma il fatto è che oggi pare non importi a nessuno, che cosa accadde davvero». Quel che oggi scrive Pansa, è il pensiero di Cappellari, lo scrisse quarant'anni fa Pisanò e nessuno gli diede credito, naturalmente, perché era fascista. «Ma la storia d'Italia -afferma lo studioso- è stata costruita a tavolino dai sacerdoti della resistenza e sempre da loro continua ad essere gestita. Ed è difficilissimo spezzare quei circoli, scrivere una storia diversa». La storia che sta scrivendo, insieme con un gruppo di studiosi, dell'Italia dal 1945 al 1949, quella storia molto dimenticata e molto cancellata a cominciare dall'occupazione delle truppe inglesi che non fu tutta caramelle e cioccolatini. Come il vero volto del partito Comunista di allora, che puntava ad un'Italia sul modello stalinista. «Abbiamo quasi concluso il lavoro - annuncia Cappellari- ed è stata una fatica notevole. Il volume su Rieti della "Storia della guerra civile sull’Appennino umbro-laziale" uscirà nel 2007, a quello su Terni manca la revisione documentale è quasi pronto quello su Perugia. Il materiale è vastissimo come è tanto il tempo che occorre per fare le ricerche anche perché non abbiamo neanche potuto beneficiare di quei documenti a disposizione di chi ha sempre gestito quel periodo storico». L’obiettivo del prof. Pietro Cappellari, invece, insieme al prof. Enrico Carloni è di riportare alla luce delitti dimenticati, documenti inediti sulla guerra civile, volti e persone cancellate senza motivo, ma soprattutto raccontare un pezzo di storia tentando di smantellare quella che oggi appare come una costruzione mitologica della resistenza.